Bellinazzo: “Sulle strutture l’handicap della gestione De Laurentiis. Sul settore giovanile…”

La notizia della settimana è la presentazione da parte della Roma del progetto riguardante la costruzione del nuovo stadio di proprietà del club giallorosso. La realizzazione d’impianti delle società è sempre più un obbligo, vista la necessità per l’Italia di adeguarsi agli altri paesi europei nettamente in vantaggio riguardo alle infrastrutture sportive. Il Napoli convive con i gravi problemi e le incertezze del San Paolo e ha proprio nelle strutture sportive uno dei più grandi punti di domanda della gestione De Laurentiis.

Di questo ed altro abbiamo discusso con il collega de “Il Sole 24 Ore” Marco Bellinazzo, uno dei principali esperti in Italia di economia e modelli di business applicati al calcio:

 

Mercoledì la Roma ha presentato un progetto per la costruzione di un nuovo stadio in zona Tor Di Valle. A che punto l’Italia sotto l’aspetto degli impianti di proprietà dei club?

“L’Italia è molto indietro riguardo agli stadi di proprietà rispetto a quanto avviene in altri Paesi. Basta pensare che, oltre alla realtà dello Juventus Stadium, c’è il triste caso Cagliari, il Sassuolo che ha acquistato lo stadio di Reggio Emilia e l’Udinese che ha ottenuto una convenzione per 99 anni. Ora c’è anche il progetto della Roma che mi sembra molto concreto e realizzabile in pochi anni. Lo stadio nuovo deve essere un obiettivo per tutti, la Serie A ha un gap di circa 700 milioni rispetto agli altri campionati europei. Le big europee fatturano circa 120 milioni di euro riguardo ai ricavi degli stadi, mentre la Juventus, che primeggia in questa classifica in Italia, presenta un guadagno annuale vicino ai 40 milioni di euro”

Lo stadio e le strutture sportive, un grande punto di domanda della gestione De Laurentiis. Come ti spieghi che un club d’ambizioni europee non abbia nessun immobile di proprietà, nè lo stadio nè un centro per prima squadra e settore giovanile?

“Le strutture rappresentano un handicap della gestione De Laurentiis, un grosso neo. Non è possibile che un club desideroso di avere un respiro europeo non abbia nè un centro sportivo di proprietà nè uno stadio moderno ed accogliente. Così s’indebolisce la società e si rinuncia a vari milioni di euro. Mi rendo conto dei problemi avuti per esempio con le amministrazioni comunali, ma il Napoli così corre dei rischi: alla prima stagione negativa per risultati sportivi si potrebbero fare grandi passi indietro”

La Roma, riguardo allo stadio, può vantare una collaborazione con Nike e Disney. Potrebbe essere anche quella delle sponsorizzazioni la strada per riuscire a sbrogliare la matassa?

“E’ una delle strade, infatti alcuni consiglieri comunali a Napoli l’hanno proposta. La prassi delle denominazioni può essere vincente, basta vedere il modello Allianz Arena a Monaco di Baviera. Questo metodo può portare non meno di cinque milioni di euro all’anno. Naturalmente, con lo stadio attualmente in condizioni miserevoli, è difficile pensare che arrivino degli sponsor ad investire in tal senso, cosa che potrebbe cambiare con il progetto per un nuovo impianto”

Quanto è concreto, a tuo avviso, il rischio di dover emigrare a Palermo viste le difficoltà del Napoli e dell’amministrazione comunale a trovare un’intesa sulla questione San Paolo?

“Il rischio c’è ma finora le parti sono sempre riuscite finora a trovare delle soluzioni ponte nell’emergenza. Una società di carattere europeo, però, non può non programmare su aspetti così importanti. Sulle strutture c’è un grave ritardo, penso anche alla ricchezza del vivaio napoletano e ai limiti del Napoli nell’investimento sul settore giovanile. Il territorio napoletano riguardo alla produzione dei talenti può essere paragonato solo a quelli sudamericani, non oso immaginare se l’Udinese potesse contare su una zona così fertile in tal senso. Il club friulano, con un fatturato corrispondente alla metà di quello del Napoli, investe 15 milioni di euro considerando tutti i capitoli di spesa del vivaio: strutture, scouting, personale, etc…, mentre la società di De Laurentiis mette a disposizione una cifra molto bassa per il settore giovanile. Una scelta inspiegabile considerando un fatturato che viaggia su circa 120 milioni di euro all’anno”

Dalle strutture ai diritti d’immagine: si è parlato di una possibile svolta in tal senso. Cosa ne pensi?

“Nelle scorse settimane ho fatto anche un post a riguardo, si tratta di una finta svolta. L’indiscrezione è circolata in merito alla vicenda della pubblicità della Vodafone con Hamsik, Higuain e Benitez nonostante il Napoli abbia una partnership istituzionale con la Tim che, secondo quanto mi risulta, sta continuando regolarmente. Sono stati concessi a Vodafone dei diritti d’immagine personali dei singoli protagonisti del Calcio Napoli che ha mantenuto però la sponsorizzazione ufficiale di Telecom; una situazione che ha prodotto qualche attrito. Riguardo ai diritti d’immagine, non si tratta di una strada giusta o sbagliata a prescindere. E’ una questione di strategia, bisogna vedere quanto sei capace di farli fruttare. Anche altri club europei seguono la stessa prassi del Napoli, naturalmente se tieni i diritti d’immagine di proprietà devi alzare gli ingaggi. Si fanno delle scelte, il Paris Saint Germain per esempio li lascia liberi, altrimenti dovrebbe pagare ai calciatori dei salari ancora più alti di quelli attuali”

Pensando alla prossima stagione, i tifosi napoletani hanno la preoccupazione che un eventuale terzo posto possa condizionare il mercato in entrata del Napoli. Cosa ne pensi?

“Si tratta di un piccolo rischio, soprattutto se per le combinazioni dei play-off il Napoli dovesse trovare un accostamento difficile. Al momento gli azzurri dovrebbero essere teste di serie e tutti ci auguriamo che non ci siano grandi complicazioni. Voglio innanzitutto dire ai tifosi napoletani che con Benitez è cambiato il modulo, il sistema di gioco, quindi era immaginabile che ci volesse un po’ di tempo per metabolizzare la trasformazione. Alcuni giocatori potrebbero avere dei dubbi, il preliminare di Champions League da disputare può influire sugli incerti ma, se un calciatore decide di venire a Napoli, lo fa per Benitez, la sua filosofia di gioco e il buon ingaggio che può portare a casa. Chi è attratto dal Napoli ragiona su risultati a medio termine, non si fa influenzare dal play-off. Il Napoli non ha bisogno della certezza della Champions per spendere per esempio 50 milioni di euro, senza considerare le entrate di possibili cessioni. Naturalmente un eventuale mancato accesso alla principale competizione europea per club rappresenterebbe un problema ma sotto quest’aspetto il progetto è solido, di questo va dato atto al presidente De Laurentiis. Io mi soffermerei più sulla necessità del club di migliorare sotto l’aspetto delle infrastrutture e dell’organizzazione societaria; sarebbe importante dotarsi di una struttura più attrezzata ed indipendente dalla figura del presidente. Riguardo al centro sportivo, anche club di fascia medio-bassa come Catania e Novara hanno strutture all’avanguardia, non capisco perchè il Napoli non faccia questo grande passo in avanti”

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