Bicicletta, che passione!
“La vita è come stare in bicicletta, se vuoi stare in equilibrio devi pedalare”, A. Einstein, il nobel per la fisica alludeva, forse, anche all’equilibrio psico-fisico. Il pedalare, come il camminare, è salutare. Non si tratta di dire ciao, addio o buongiorno, è evidente. Pedalare rafforza i muscoli, migliora le articolazioni e la circolazione, quella stradale oltre che la sanguigna. E’ noto che i bersaglieri correvano e pedalavano a giudicare da foto d’epoca. Oggi hanno appeso la bici al chiodo e vanno in moto anche loro. Quando riparare bici era un lavoro che sosteneva molte famiglie di Casoria, i giovani del paese (allora era solo un paese di 20.000 abitanti compresi Arpino e Casavatore) le prendevano in fitto da Don Renato o’ cicliste in Via M. Rocco, o da Mangiabuono a Santamaria. L’ultraleggero non era stato ancora prodotto. Le bici d’affitto erano pesanti da sospingere e cigolanti. Recentemente la bici come il calcio ha attirato l’attenzione dei politici casoriani. Ricordate le squadre di calcio degli anni ‘50 sponsorizzate da PCI, DC, PM? Allora i giovani calciatori giocavano per la gloria, qualcuno per le sigarette, gli sponsor per farsi propaganda elettorale a buon mercato. Solo da poco tempo la bici ha fatto il suo ingresso ufficiale in politica. Da quando sono state istituite le “Domeniche Ecologiche”.
Scomparse le auto, si vedevano in giro solo pedoni, ragazzi su pattini o skateboard e gente di tutte le età in bici, coppie di fidanzati in tandem. Persino genitori con ragazzini in bici a quattro ruote. Qualche politico dal naso fine annusò la possibilità di una maggiore visibilità personale e sponsorizzò le “Pedalate Ecologiche” con tanto di cappellini e magliette. Entrato, o rientrato, nella stanza dei bottoni dimenticò del tutto i pedalanti e mai, dico mai, stanziò una lira (oggi euro) per le piste ciclabili. Ringrazio pubblicamente il mio amico Mauro che mi ha inviato uno studio statistico di Legambiente sull’uso della bici in Italia ed in Europa e sulla scarsità di queste corsie riservate nelle nostre città. Mi ha dato modo di parlare di un tema che mi sta a cuore e che fu posto all’attenzione (o disattenzione?) dei commissari prefettizi. Risposte non ne abbiamo ricevute ed il suggerimento di creare una pista ciclabile sul percorso ARIN è annegato miseramente. La gente passa buona parte della giornata in auto, nel traffico caotico, per recarsi in ufficio a 15 minuti di cammino, per portare o prendere i figli a scuola. Non fa 300 metri a piedi. Andare al lavoro in bici non è considerato chic. Forse è anche pericoloso data l’arroganza e l’inciviltà di molti patentati. Eppure negli anni ’50 sulla sannitica, all’imbrunire, passavano schiere di lavoratori-ciclisti provenienti da Napoli, diretti alle loro case di Caivano, Cardito, Afragola. Erano i pendolari della bici. Quelli che risparmiavano il biglietto del tram. A Casoria siamo costretti a far un uso smodato dell’auto. Le periferie si sono estese fino a congiungersi con quelle di Afragola, Frattamaggiore, Casavatore. Prendete quelli che abitano in Via Brindisi, Cagliari, Martiri d’Otranto, Etna, rione Stella e Giotto ad Arpino. Non sono da biasimare affatto se per venire al Comune, all’ufficio LL.PP., in banca, all’equitalia, ai due uffici postali si mettono al volante della loro auto. Non c’è uno straccio di servizio di trasporto pubblico di superficie in una città che conta 90.000 abitanti. Da Piazza Dante partono solo i collegamenti con Napoli. Oh, se ci fossero percorsi ciclabili!!! Legambiente fa delle liste di piste ciclabili per città in base a diversi parametri. Tra le città menzionate non c’è Napoli. Se si prende solo la classifica relativa all’estensione in km delle piste ciclabili risulta che le città del nord (Torino, Reggio Emilia ecc.) sono dotate di una rete di piste ciclabili molto estesa (qualcuna per oltre 100 km). Nelle città della Campania Benevento possiede 19 km, Caserta 8,2km, Salerno 4,6 km ed Avellino 0,3, cioè 300 metri. Napoli, zero. Casoria , doppio zero.