Pacifista oggi, ma pacifista anche nel 1999. Il Bossi che dice no ai bombardamenti in Libia e’ lostesso che si schiero’ contro la guerra del Kosovo e le bombe su Belgrado. Anche a costo di rompere con il suo alleato Silvio Berlusconi. Allora, a palazzo Chigi c’era il governo di centrosinistra guidato da Massimo D’Alema, che aveva sposato senza esitazione la linea di Bill Clinton di fermare le azioni militare della Serbia in Kosovo, regione autonoma della ex Jugoslavia abitata in maggioranza da una popolazione di origine albanese ostile a Belgrado. L’antiamericanismo di Bossi, in quell’inizio primavera di dodici anni fa, non aveva nulla da invidiare a quello della sinistra antagonista. Il leader della Lega non si peritava di parlare di guerra preparata da ”banchieri e massoni” e parlava con disprezzo degli Stati Uniti guidati da Bill Clinton.
Mentre D’Alema sosteneva che bisognava mettere fine all’emergenza umanitaria in Kosovo tutelando la popolazione albanese e si preparava a dare il via al volo dei bombardieri italiani su Belgrado, il leader della Lega aveva scelto di sostenere la causa del leader serbo Milosevic. Il 24 marzo, giorno in cui la Nato comincio’ a bombardare la Serbia, tre deputati della Lega nord, Enrico Cavalliere, Oreste Rossi e Luca Bagliani, salirono su un’automobile e partirono alla volta di Belgrado, per cercare, spiegarono, di ”evitare la guerra” Nel frattempo Bossi tuonava contro gli americani ”dominati dai framassoni e dai banchieri”, ”bambinoni a stelle e strisce” che avevano ottenuto il si’ dell’Italia alla guerra con l’assicurazione ”che i massoni dentro e fuori l’Ulivo” avrebbero continuato a sostenere il governo D’Alema. Anche allora, la Lega agitava lo spettro dell’immigrazione controllata verso le aree della Padania: oggi dei libici, nel 1999 degli albanesi. La divisione del centrodestra nel voto parlamentare che autorizzo’ l’intervento non avrebbe potuto essere piu’ netta: Forza Italia e An da una parte, assieme alla maggioranza di centrosinistra che sosteneva il centrosinistra ,la lega dall’altra, in compagnia della sinistra comunista. Furono giorni di polemiche: Berlusconi non voleva a mettere in crisi il governo su un tema che metteva in questione la storica alleanza dell’Italia con gli Usa, mentre Bossi non si faceva troppi scrupoli nel sostenere la Serbia. I rapporti tra Berlusconi e Bossi toccarono il fondo: Bossi arrivo’ ad accusare il Cavaliere di ”tirare la volata alle corporazioni della quinta strada”. Corporazioni ”piu’ forti degli Stati” e che, riteneva Bossi, avevano il progetto di ”creare un loro impero in Medio Oriente per garantirsi il controllo del petrolio dal Golfo Persico all’Adriatico”. Il culmine della campagna anti-bombardamenti di Bossi, fu raggiunto il 23 aprile, quando il senatur arrivo’ nella Belgrado bombardata e incontro’ il presidente Milosevic, per un’ora e mezzo, portandogli la sua solidarieta’.