Antonio Manfredi richiama l’attenzione sul nostro museo.
Ripercorrendo corsi e ricorsi storici, sappiamo che al rogo ci sono finite svariate cose e purtroppo anche persone: dai libri “infuocati” al tempo delle eresie; alle donne, di cui ogni tanto ci ricordiamo l’8 marzo; dagli ebrei e gli zingari cotti nei forni crematori; alle streghe o presunte tali nelle piazze ardenti e brulicanti di spettatori.
Ma quello che forse ancora non si era visto, almeno nella nostra Casoria, era un’artista che decide di bruciare la propria opera d’arte! Non è una performance d’arte contemporanea, ma un gesto di protesta, che solo un artista poteva realizzare in modo così eclatante. Se poi quest’artista è anche il
direttore del Museo d’Arte Contemporanea, CAM, allora fa ancora più scalpore.
Antonio Manfredi, da diverso tempo cerca di scuotere l’attenzione sul museo casoriano, nato nel 2005 e per dirla con un eufemismo un po’ tralasciato da tutti, non solo dalle istituzioni. Molta gente in questa città non sa neanche dell’esistenza di questo museo.
L’ artista ha dato fuoco al tele-ritratto a dimensione naturale del camorrista latitante, opera portata, non senza clamore, in mostra alla 54esima Biennale di Venezia.
“Non è codardia o pazzia, ma un gesto estremo per esprimere ora più che mai il dramma in cui versa il museo di Casoria – dichiara Antonio Manfredi – Siamo completamente soli, non abbiamo il minimo sostegno da istituzioni locali e dal governo, non possiamo più garantire standard minimi per un museo, come la conservazione, la fruizione e valorizzazione di questo patrimonio, non abbiamo più le risorse per portare avanti progetti di ricerca. Se non succede nulla nei prossimi giorni, scegliamo, in accordo con gli stessi artisti, il gesto più estremo e provocatorio, la distruzione delle opere. Abbiamo mille opere in collezione, e quindi mille giorni a disposizione per sacrificare la collezione”.
Mi è capitato di leggere sul web commenti negativi su Casoria, dando per scontato che una provincia, ad avviso di molti (non mio) degradata, come la nostra fosse sprecata per un museo di arte contemporanea. Mi permetto di dissentire, la nostra città per quanto provincia di Napoli, ha un bacino di cittadini di circa 90.000 persone, considerando che l’arte contemporanea non presuppone e obbliga un target specifico, tecnicamente il museo potrebbe avere un bacino di utenza potenziale di 90.000 persone, se solo e sottolineo se solo venisse appoggiato dalle istituzioni. E qui chiamo in causa la professoressa Marro, perché l’arte e la cultura sono strumenti fondamentali per il progresso e la crescita di una città. Abbiamo una risorsa importante e la teniamo buttata lì a marcire, ma la colpa non è certo solo delle istituzioni, anche noi cittadini possiamo impegnarci di più per apprezzare e valorizzare il territorio e quello che offre, ma soprattutto ritengo che il Museo debba iniziare a coinvolgere di più e a informare su mostre ed eventi. Spesso vengo a sapere di mostre interessanti solo una volta terminate.!
E questo mi permette di allacciarmi alla seconda cosa in cui mi piacerebbe coinvolgervi oggi: il prossimo 2 marzo l’artista Antonio Manfredi allestirà una mostra molto interessante, titolata “CAMouflage, Fotocopie per una rivoluzione culturale”. Oltre che una mostra, un’ennesima provocazione, fatta di sole fotocopie delle mille opere presenti nel complesso museale.
Potrebbe essere un’occasione interessante per rivalutare il Museo, nonché la città stessa, da che mondo è mondo i Musei generalmente portano turisti, non fraintendetemi non sto dicendo facciamo in modo che dal Giappone o dall’Australia la gente prenda un volo per venire a Casoria, non sono così delirante e ottimista. Ma se riuscissimo a far arrivare gente dalla Campania, ad attrarre persone al CAM per farlo crescere e far parlare ogni tanto anche bene giornali e persone della provincia di Napoli. Sarò pure un’eterna ottimista, ma io in un cambiamento ci credo e penso che questo non potrà che avere la spinta dalla cultura, troppe volte calpestata.
E allora CAMon!