Dal 13 maggio al 3 giugno 2011 il CAM Casoria (Contemporary Art Museum) presenta alla Kunsthaus Tacheles di Berlino una mostra innovativa e provocatoria dal titolo “May Be”CAM in Berlin. Il progetto è curato da Antonio Manfredi ed organizzato da Barbara Fragogna, con la collaborazione del Goethe Institut di Napoli.
Gli stessi organizzatori spiegano in un comunicato che “l’evento, come suggerisce il titolo, pone attraverso un’installazione studiata ad hoc la provocatoria ipotesi di un’infiltrazione mafiosa in Germania, sulla base di episodi che l’hanno già vista protagonista in terra tedesca. Accolgono, infatti, il visitatore della mostra, una serie di banner verticali con impresse le fotografie di uomini dall’aspetto comune, in mezzo ai quali è costretto a camminare chi entra nella sala espositiva della New Gallery della Tacheles di Berlino. La folla di personaggi è costituita dai 14 latitanti tra mafiosi, camorristi e affiliati alla ‘ndrangheta, con mandato di cattura internazionale, che, grazie ad un montaggio fotografico, vivono sui corpi di anonimi passanti. Le figure rappresentano le persone che si possono incrociare per le vie di Berlino, sono l’immagine del monito lanciato dal CAM Casoria al popolo tedesco: Potrebbero vivere in Germania”.
La Contemporary Art di Casoria non è nuova alle provocazioni ironiche riguardanti la malavita e lanciate con il linguaggio dell’arte. Ricordiamo infatti un precedente allestimento di grandi manifesti dell’artista Sebastiano Dava, affissi in diversi punti della città, sui quali si poteva leggere: “Pena di morte (civile) per i camorristi” che furono fatti rimuovere dalle istituzioni molto velocemente.
E anche questa volta le polemiche dal mondo politico non hanno tardato ad arrivare. La mostra pone l’accento su molti degli elementi “caratteristici” della criminalità organizzata italiana e di quella napoletana in modo particolare, attraverso molte forme di linguaggio artistico contemporaneo, un incontro tra varie proposte innovative: “Oggetti, video e foto forniscono notizie sul mondo criminale nella camera delle meraviglie, comunicando la sua incredibile religiosità, fatta di espiazione e brutalità, la concezione della sessualità, come esercizio di prevaricazione, e il potere subdolo e inquietante del controllo a cui sottopone le sue vittime”. Persino la colonna sonora che accompagnerà l’ inaugurazione della mostra, composta da Stella Manfredi, è una rete di note sofferenti dedicate a vittime della criminalità.
Il significativo e simbolico percorso fotografico porrà lo spettatore di fronte a “regolamenti di conti di stampo camorristico” con foto spiazzanti di Fulvio Di Napoli, con protagonisti “bambini che sembrano aver assorbito la lezione del mondo degli adulti attraverso l’esercizio di un potere violento e minaccioso”, al dolore delle vittime con foto di Monica Biancardi, ma anche ad una nuova speranza riposta nelle nuove generazioni che troveranno i loro mezzi per combattere contro queste spietate brutture con le foto di Mario Spada. Infine, comunicano ancora gli organizzatori, “accompagna verso l’auspicio positivo la poetica bellezza delle foto notturne di Napoli di Sergio Riccio. Le architetture, antiche e moderne, parlano nel silenzio con le luci che ne incorniciano i contorni e le linee sinuose. Una città dal fascino non sopito di cui è facile rimanere ammaliati. Un’immagine posta sul pavimento è il buco in cui il visitatore rischia di precipitare e dal cui fondo appaiono antiche reliquie. Simbolo di una forza che ancora resiste alla bruttura della criminalità, le vestigia si scorgono dal buio di un pozzo che sembra l’accesso all’altro lato di Napoli”.
Fonte: Napoli Today