La più grande vittoria del demonio è quella di far credere di non esistere. Tutti sanno che c’è, eppure non si vede. S’infiltra, s’insinua in ogni piccolo meandro dell’animo umano, facendo danni incommensurabili all’uomo ed alla collettività, eppure la sua forza sta proprio nella sua apparente invisibilità.
Allo stesso modo, c’è la Camorra, altro illustre simbolo del Male che, come il suo insigne e viscido maestro, si alimenta della stessa forza, grazie alla quale riesce ad interessare dal più piccolo ed apparente insignificante essere umano all’altrettanto apparente uomo perbene, tutti impegnati a tessere una rete del male a danno del prossimo, da cui trarre ingenti profitti esclusivamente ad uso e consumo personali.
Così, crollano le città, gli imperi, gli Stati: un cataclisma dopo l’altro, apparentemente di causa inspiegabile, anche se le suddette cause sono incredibilmente note a tutti.
Tutti sanno, eppure non vedono: o forse, fanno finta di non vedere. Ma, ai fini degli effetti, il risultato non cambia: il danno è assicurato, certo, assodato.
Il male si è insediato anche nella nostra cittadina, che da tempi incommensurabile non vede un po’ di bene; tra tutti i vari passaggi di mano che ci sono stati da ormai non so più quanti anni, Casoria non ha più nulla che faccia ricordare – a chi non lo sapesse – l’origine del suo nome : casa aurea.
Di aureo non è rimasto proprio più nulla; l’ultimo recente scandalo che la riguarda, risale allo scioglimento del consiglio comunale del 2005 per infiltrazioni camorristiche, ed il relativo commissariamento; e la gente sta a guardare. Noi stiamo a guardare. Annientati, annichiliti dal disgusto per questa corsa al massacro, attanagliati dal senso di vergogna che ci assale nell’assistere allo sciacallaggio della città.
Chi uccide il proprio genitore, va in galera. Chi uccide la propria città, invece, resta indenne.
Perché? Perché viene protetto dalla fitta coltre di omertà che ruota intorno agli autori degli illeciti.
I quali, come il sagace maestro del male ha loro insegnato, si guardano bene dall’apparire, facendo credere in realtà di non esistere, insabbiando eventuali fascicoli che venissero inopinatamente aperti da qualche malcapitato giudice, o facendo zittire chi proprio non vuol tacere.
Allora, piano piano, in modo lento ma inesorabile, tutto questo meccanismo si innesta e si perfeziona in un “sistema” che si mantiene ad arte su di un fitto ma invisibile muro di omertà e di vedo-ma-non-vedo; i vecchi casoriani sono ormai logori e stanchi; i giovani casoriani non sono interessati a cambiare uno status quo che a loro in fondo sta bene, in quanto è l’unico ad aver conosciuto, essendo nati con esso, ed essendo rimasto sempre lo stesso (cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia, recita una regola matematica ). Eppoi, i nostri giovani sono presi da altri “must” che quello di salvaguardare il proprio paese, perché significherebbe fare qualcosa non solo per sé ma anche per gli altri: nossignori, il must imperante che i giovani hanno appreso crescendo è “pensa per te”, “impara a fregare il tuo prossimo”, perché “mors tua, vita mea”.
Non protestano per la spazzatura perché non “sentono” la puzza, in quanto ne sono abituati.
Non protestano per la mancanza di un cinema, perché loro il cinema vanno a vederlo in città, con i soldi di papà, o con quelli offerti dal “sistema”, che fa loro credere non costi niente, salvo poi chiedere il conto quando non se lo aspettano.
Non protestano per la mancanza di una biblioteca (perché, ad onor del vero, la biblioteca non c’è, in quanto delle pietre senza libri sono delle pietre e basta… scusate, ma nonostante gli sforzi, proprio non riesco a vedere quello che non c’è !), perché sono abituati a non leggere.
Non protestano per la mancanza di un luogo di ritrovo, perché tanto sono abituati ad affollare le vie del centro.
Non protestano per uno scippo, uno stupro, un omicidio, tanti sono abituati a vederne ogni giorno.
Non protestano per la mancanza di lavoro, tanto vogliono tutti diventare calciatori e veline.
Non protestano, non hanno coscienza del male : eppure c’è. Svegliatevi!