Sempre pronti a offrire il proprio servizio di carità fraterna, anche in questa seconda ondata di pandemia, i volontari della mensa “S. Teresa di Calcutta” di Casoria. Muniti rigorosamente degli indispensabili dispositivi di protezione, nella piena osservanza delle norme di contenimento del contagio, alle quali si attengono scrupolosamente anche gli ospiti, le cuoche e gli altri cooperanti ogni giorno offrono a oltre 40 persone un abbondante pranzo da asporto, composto da primo piatto, secondo con contorno e dolci, grazie a prodotti alimentari donati dalla Provvidenza, tramite esercenti e negozianti della zona.
Nel “cenacolo d’amore”, significativa espressione coniata dalla responsabile Cristina Laezza, non manca mai, infatti,l’intervento provvidenziale. A tal proposito, S. Teresa di Calcutta osservò che “la Provvidenza ci viene sempre in aiuto. Non si tratta sempre di quantità ingenti, ma di quelle che servono in ogni momento. Una volta avevamo un ricoverato per il quale era necessaria una medicina rara. Mentre ci stavamo domandando come potevamo procurarcela, si presentò alla nostra porta un uomo con un ricco campionario di medicine. Tra esse c’era quella di cui avevamo urgente bisogno”. Già, in passato, è accaduto che gli stessi ospiti della mensa si sono resi umili strumenti della volontà divina, fornendo non il loro superfluo, ma il necessario in segno di gratitudine verso chi li custodisce nel cuore, occupandosi di loro ogni giorno. E’ ciò che ha fatto Sebastiano: un giorno si presenta in mensa offrendo i pochi alimenti che aveva ricevuto da anime sensibili; ha agito, quindi, come la vedova del Vangelo, che donò l’unica moneta che possedeva.
Un altro provvidente intervento divino si è manifestato nella mensa di Casoria la settimana scorsa: Cristina aveva ricevuto la notizia che nel Palazzetto dello sport di Casoria Comune e ASL avevano messo a disposizione di tutti i cittadini un Drive in per effettuare i tamponi e ha sollecitato gli ospiti della mensa a sottoporvisi; ma avrebbe anche voluto organizzare per loro uno screening diagnostico con visita medica per il fatto che diversi fra loro, vivendo di espedienti per strada e presso la stazione della Città, sono privi di assistenza medica. La Provvidenza divina non si è fatta attendere: la signora Stefania, un medico chirurgo di Pagani, Salerno, leggendo sulla pagina fb della Mensa ( progettata e realizzata da don Marco Liardo, già parroco della parrocchia S. Antonio Abate, e sostenuta fortemente dall’attuale pastore don Salvatore Piscopo), ha modo di rendersi conto di quanto bene e amore evangelico in essa circoli; per questo, contatta la Responsabile e si rende disponibile per visitare nella sede della mensa tutti gli ospiti. Detto fatto: il 20 novembre scorso, dopo aver effettuato il proprio turno notturno nell’ospedale di Pagani, la dottoressa Stefania, in un giorno peraltro piovoso e molto umido, si è recata in Mensa e lì, con premura, dolcezza e immancabile sorriso, ha servito con gioia venti ospiti: dopo un’anamnesi raccolta su domande poste a ciascuno di loro, ha effettuato una visita medica accurata e scrupolosa per accertarne lo stato di salute mediante visita cardiologica e verificando di ognuno le condizioni dell’apparato respiratorio; ai diabetici ha prescritto un preciso piano terapeutico e a chi ha riscontrato ipertensione ha raccomandato vivamente di farsi controllare in farmacia quotidianamente la pressione arteriosa. Ha detto loro che sarebbe ritornata per completare i piani terapeutici e per fornire farmaci adeguati a chi necessariamente ne ha bisogno. Dalle 10,00 alle
14,00, ha visitato, persuaso, consigliato con garbo e delicatezza, facendo superare l’iniziale ritrosia e imbarazzo e fornendo già a qualcuno integratori alimentari e vitamine. Alla fine, ha impresso l’impronta della sua mano su un lenzuolo dove già vi sono quelle di tutte le persone ospiti e dei volontari, per confermare che vuole essere parte della famiglia della Mensa, che condivide il servizio d’amore che vi si svolge, per testimoniare “la gioia di darsi agli altri” (S. Teresa di Calcutta).
Un sentimento di gratitudine profonda verso la dottoressa Stefania ha invaso il cuore di tutti: una donna che è luce per chi la incontra, seminatrice di speranza in questo tempo di buio e di sconforto per l’emergenza sanitaria.
Antonio Botta