Nei giorni 8 ottobre e 17 dicembre si sono svolte le due fasi di premiazione della II edizione del Concorso di Prosa Lirica, in occasione del centenario del viaggio “che chiamavamo amore” di Dino Campana e Sibilla Aleramo, bandito dal Centro Studi Campaniano di Marradi e dall’Accademia Il Fauno di Firenze, e con il patrocinio del comune di Marradi e della Regione Toscana.
Tra i dieci premiati Roberta Attanasio, V posto con la prosa lirica Il ciclo dell’amore, e Salvatore Di Marzo, VI posto con la prosa lirica Il ratto di Proserpina, entrambi residenti a Casoria.
Tema del concorso era ispirarsi al verso questo viaggio chiamavamo amore, presente nella poesia In un momento della raccolta Canti Orfici, scritta da Dino Campana.
Ai due classificati, così come da bando stabilito come premio per i posti dal IV al X, un attestato di merito, una copia anastatica dei Canti Orfici ed un libro stampato dal Centro Studi Campaniani in occasione del centenario dell’incontro tra i due poeti.
Brevi descrizioni
Roberta Attanasio è iscritta alla facoltà di Filologia Moderna presso l’Università di Napoli Federico II. Collabora a riviste e giornali telematici. Si occupa di recensioni letterarie e teatrali. È autrice di poesie, racconti, riflessioni. Partecipa a rassegne ed incontri culturali. Tra i riconoscimenti recenti, oltre al premio per la prosa lirica, il I premio alla XII edizione del concorso Premio Hombres Itinerante con la poesia Vespro. Tra le pubblicazioni, la silloge Euritmie, insieme a Salvatore Di Marzo; L’ingegnoso galantuomo Don Alfonso I, inserito nel volume collettaneo Faximile. 101 riscritture di opere letterarie.
Salvatore Di Marzo è iscritto alla facoltà di Filologia Moderna presso l’Università di Napoli Federico II. Ha competenze in campo letterario, editoriale e teatrale. È autore di poesie e pubblica articoli su vari giornali telematici. Cura recensioni teatrali. Partecipa a rassegne ed incontri culturali. Tra i riconoscimenti recenti, oltre al premio per la prosa lirica, la segnalazione alla XII edizione del concorso Premio Hombres Itinerante, con la poesia Il viandante. Tra le pubblicazioni, la silloge Euritmie insieme a Roberta Attanasio.
Prosa lirica di Roberta Attanasio
Il ciclo dell’Amore
Questo viaggio chiamavamo amore… mentre percorrevamo sentieri e giardini in fiore, mentre viole e rose appuntavi al mio petto ed io baciavo i tuoi occhi e le loro lacrime in fiore. Questo viaggio chiamavamo amore…
Ricordi? La rugiada come eco di luce ravviva la rosa, e così dei tuoi occhi il chiaro fonte si faceva sorgivo. La Primavera, stagione bella, ritorna come da un lungo sonno, dopo la stagione silente, e la mia mano ritorna, come un’edera al caprifoglio, suadente, ad unirsi alla tua. Sembra un’arpa che richiama alla vita, il suono che s’ode sul Mondo. Poi corre l’Estate, e tra le spighe dorate la cicala frinisce, al calare del Sole, quando l’imbrunire è il profeta d’Autunno e il silenzio s’annuncia; e l’Estate corre, corre tra i campi, corre leggera e ridente; e fugge, dorata e sanguigna, rigonfia. E i nostri aliti, al meriggio, levati tra l’arie, compiacenti e beati, assorti, con le dita inanellate alle dita, e nel mentre saliva, questo nostro respiro, si fondeva al meriggio, alla nuda Estate.
Questo viaggio chiamavamo amore mentre i caldi baci s’effondevano al Mondo,mentre tutto si faceva eterno, nel prodigio d’amore, assorto; ed il vento sfilava tra le sanguigne rose e gonfiava le ali tra le vite silvane frusciando tra le foglie vibranti.
Sì, questo viaggio noi chiamiamo amore, mentre ci assopiamo nel giardino di rose e di viole.
Prosa lirica di Salvatore Di Marzo
IL RATTO DI PROSERPINA
E ancora ritorno al vivo di quei giorni, a quelle notti, che la volta stellata dai nostri occhi ha visto fuggire un tempo, oh Melissa. Cos’hai veduto, cosa nel cielo la notte? Cosa tra i vaghi incensi odorati e i rossi papaveri, e le foglie, vermiglie, cadere… Vedesti piangere di rugiade la verde stagione fuggita… Cosa tremanti nei fumi arcani vedesti quali braccia ritorte e nodose cogliere al cielo il frutto novello? Dimmi, ti prego, ove fugge il tuo sguardo la notte; dimmi quale oscuro potere, in un momento, rapì di questo mondo alla Madre il sorriso, e i sogni al mio cuore.
E purissima nel mistero andasti, oh Melissa, a ritrovare il felice soffio perduto; ti stringevo la mano scivolar tra le dita…
Muteranno i cieli. E ancora verrà la primavera, ed io con lei a rinverdire i fiori, e sorridevi. Varcherà il sole l’eterea soglia dell’alba, e noi sorprenderà ancora confusi alle placide fronde d’un cedro…
Così evanendo parlavi, mentre fluttuava sulla tua vaga forma il velo, e d’intorno, tra i manti di foglie, e le inghirlandate tue chiome di grano lucenti, auree cicale propizie al cielo soavissimo un canto mandavano.
Oh, ritorna, Melissa, ritorna! Ritorna come il sereno alla tempesta, il sole al mattino, e all’inverno la primavera. Si rivolge ormai nel suo equilibro il mondo e di luogo in luogo fiorisce la vita; e va via, e poi lenta ritorna. Questo viaggio rotondo, oh Melissa, chiamavamo amore.
E ancor ti rimembro, e innanzi la vista talora lampeggia il tuo volto, e ancora, mesto e solitario, il balsamo dei tuoi baci attendo. Ma intanto, prima della dolce alba, s’apre davanti il mio cuore, sgomento, la notte, il più lungo dei giorni.