Molti di noi sono andati a dormire nel momento in cui la Florida si stava avviando nelle mani di Hillary Clinton, distruggendo così ogni ambizione e ogni speranza di Donald Trump nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Ed è anche per questo che quando stamattina al telegiornale, nel sottopancia, ho letto “Trump Presidente”, mi sono dato un pizzicotto per capire se stessi sognando oppure no. Un po’ come avranno fatto i tifosi del Leicester City quando l’italiano Ranieri li ha portati clamorosamente alla vittoria della Premier e come avranno certamente fatto anche i portoghesi quando hanno espugnato Saint-Denis e scippato il titolo europeo ai padroni di casa della Francia. Il 2016 è stato l’anno dei grandi colpi di scena, ma noi siamo tifosi del Napoli e continuiamo a vedere la Juventus vincere lo Scudetto, quindi qui non si è sovvertito proprio niente. Ma un colpo di scena lo abbiamo vissuto anche noi, purtroppo: dalla trentaseiesima marcatura nello stesso campionato al gol sconfitta al 71′ allo Stadium il passo è stato breve ed improvviso. E in un anno dove, più del solito, tutto cambia e nulla è certo, noi ci dobbiamo alleare con la Russia, proprio come diceva Salvatore più di qualche anno fa
“Ma l’America non ha mai perso una guerra”, qualcuno mi dirà con le stesse perplessità dimostrate da Saverio. Ma io, proprio come Salvatore, vi risponderò che non voglio far perdere nessuna guerra all’America. “A nuje chi perde o vence nun ce ne fotte proprio, il nostro vero problema invece è quello di trovare il modo di avere meno disagi in caso di uno scoppio di una guerra”. In pratica la storia dell’Italia dal secondo dopoguerra in poi riassunta in una sola frase. “Beh, ed è per questo motivo che noi dobbiamo allearci con la Russia”.
“Ma come? Dobbiamo allearci con la Russia, quando gli Stati Uniti non hanno mai perso una guerra?”. “Sì, con la Russia! Metti caso che scoppia una guerra, ci fanno prigionieri. Noi non abbiamo il fisico adatto per fare i prigionieri in Russia. In Russia fa freddo, c’è il gelo, la Siberia. Metti caso invece che ci fanno prigionieri in America! Ma l’America è tutta un’altra nazione: New York, Washington, il clima è più temperato, si mangia bene e se la Madonna di Piedigrotta ci benedice possiamo trovare pure una bella sistemazione”.
Insomma, con tutto il rispetto per sondaggisti e politologi che tentanto di ricostruire in maniera goffa gli scenari pre e post elezioni, io preferisco dare ascolto alla saggezza partenopea di Luciano De Crescenzo che, in un capolavoro di napoletanità come “Così parlò Bellavista” , ha trovato il modo per inserire due nozioni di politica estera che fanno invidia ad Henry Kissinger.