Era troppo tardi stanotte per raccontare le emozioni del Franchi, al quartiere Campo di Marte di Firenze. Il cuore di Napoli ha palpitato per aggrapparsi al mitico stadio fiorentino; per raccontarvi la commozione di Rafa Benitez, un allenatore un po’ showman, un po’ teatrale (la sua scaramanzia: la mano sul cuore, l’abbraccio dei suoi ragazzi), molto cinematografico ma pur sempre un grande allenatore. Ha fatto più Benitez per Napoli che tutti gli Assessori e Sindaci che lo hanno preceduto.
Questa Settimana, per esempio, ha presentato prima con la Roma, poi Young Boys e poi a Firenze una squadra arrembante (dopo la sconfitta di Berna le prefiche erano aumentate di numero, sia in tribuna stampa che nelle televisioni, sia esse a digitale terrestre che quelle cosiddette istituzionali) ha suggerito calma e tranquillità ed ha portato Napoli a sperare nella qualificazione in Europa.
Una partita nervosa: la posta in palio era altissima, giocata contro una squadra, guidata da un allenatore con una grande conoscenza del calcio, Vincenzo Montella e con un gioco irritante. Il Napoli non è stato travolgente come altre volte ma le sue azioni le ha avute. Ha rischiato di prenderli ma ne ha sbagliati tantissimi. Il gol arrivava a inizio ripresa, con il solito grandissimo Higuain. L’esultanza del settore ospiti è stata stupenda. Le critiche rivolte in quel frangente erano ferocissime. I presenti in tribuna stampa, dopo la sconfitta di Berna, si esprimevano con epiteti volgari nei confronti di Bigon e di tutto il reparto scouting (suppongo che molti di loro non conoscono nemmeno i nomi di quelli che lo compongono che sono Micheli, Mantovani, Zunino, i loro collaboratori ed una fittissima rete di osservatori). Finché, poi, all’improvviso, Higuain decideva di prendere in mano le partite e travolgere prima il Verona, poi la Roma e poi la Fiorentina. Portava il Napoli in vantaggio fino a scatenarsi con altri due bellissimi gol, ispirati entrambi da due fenomeni napoletani,