ROMA- Disoccupazione dilagante in Italia, che colpisce le fasce storicamente più deboli: giovani, donne e Mezzogiorno. L’impennata si e’ concentrata nell’ultima parte del 2011 e sta proseguendo senza sosta anche nell’anno in corso. Nonostante tassi così alti si siano visti di rado, il peggioramento del mercato del lavoro non coglie di sorpresa. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, spiega come esista un problema ”molto serio di stagnazione e non crescita con rischi per l’occupazione, per le crisi aziendali di imprese più piccole e grossi insediamenti”. Tra le forze politiche e i sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) i dati diffusi dall’Istat suscitano comunque preoccupazione e allarme, arrivando proprio nei giorni cruciali per la definizione della riforma del mercato del lavoro e, in particolare, dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Le ultime stime preliminari dell’Istat parlano di un febbraio ‘nero’, con un tasso di persone in cerca di lavoro al 9,3%, la quota più alta dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004. Lo stesso vale per i giovani tra i 15 e i 24 anni, con il 31,9%, quasi uno su tre, a caccia di un impiego che non riesce a trovare. Insomma l’esercito dei disoccupati cresce velocemente, nel giro di un anno le sue fila sono aumentate di 335 mila unta’ e di 45 mila solo a febbraio, portandosi a 2,354 milioni. Neppure il fronte occupazione su base mensile riserva note positive, anzi, l’Istituto di tatistica conta ben 44 mila donne occupate in meno.
Di certo il 2012 e’ partito tutto in salita. Un inizio diverso aveva, invece, interessato il 2011: nei primi trimestri si era, infatti, registrata una riduzione della disoccupazione che, però, e’ stata interrotta in modo brusco, così che nella media il tasso del 2011 e’ rimasto stabile all’8,4%. I dati che ‘Istat ha diffuso sempre oggi, infatti, descrivono un finale d’ anno con molte ombre: il tasso di disoccupazione nel quarto trimestre 2011 ha toccato quota 9,6%, come, in base a confronti tendenziali, non accadeva dal quarto trimestre del 1999. E per i giovani il bilancio e’ ancora più negativo (32,6%), per trovare un dato peggiore bisogna andare indietro addirittura di venti anni, al 1992, data d’inizio delle serie storiche. A pagare in assoluto il prezzo più alto della crisi sono le ragazze del Sud: risulta in cerca di lavoro il 49,2% di loro.
Non c’e’ dubbio che trovare un posto e’ sempre più difficile per le nuove generazioni. Un dato per tutti: nel quarto trimestre del 2011 i disoccupati in cerca di prima occupazione sono aumentati del 24,9%. Insomma gli ostacoli all’entrata sembrano insormontabili. Sempre l’Istat fa sapere che al persistente calo su base annua dell’occupazione italiana più giovane (-253.000 unità fino a 34 anni) si contrappone l’aumento dell’occupazione più adulta (+164.000 unità nella classe con almeno 55 anni). Non stupisce, quindi, se quasi un disoccupato su due risulti essere under 35.
Forti sono le reazioni della politica: il segretario Pd, Pierluigi Bersani, parla di ”dati drammatici”, e aggiunge: ”Qualcosa dobbiamo fare”. Per l’idv i numeri dell’Istat ”sono il macigno definitivo sul tentativo di manomettere l’art. 18”. Secondo il segretario Udc, Lorenzo Cesa, i dati ci dicono ”che e’ urgente proseguire senza incertezze con la riforma del mercato del lavoro”. Il vicecapogruppo vicario Pdl in Senato, Gaetano Quagliariello, a riguardo sottolinea: ”Una legge in materia di lavoro, che consenta di occupare più facilmente, di far crescere l’occupazione e soprattutto di dare una spinta alla crescita economica, e’ oggettivamente una priorità per il Paese”.
Di Serena Percuoco