Il musical dei giovani della parrocchia S. Antonio Abate ha accarezzato il cuore del pubblico
Chi ha assistito, il 20 dicembre scorso, allo spettacolo teatrale “Rallegrati” realizzato dai giovani della parrocchia S. Antonio Abate, in Casoria, ha sentito invadere il cuore da un sentimento di profonda gioia per una rappresentazione non svenevole e sdolcinata della “natività di Gesù”, alla quale ci ha abituati da tempo una certa mentalità poco attenta a capire in profondità il significato dell’irruzione dell’Aurora perenne nella storia dell’umanità, della scelta inaudita di Dio, preannunciata nell’Antica Alleanza, di farsi compagno di viaggio di ciascun uomo e donna nel cammino della vita. Gli splendidi protagonisti/e del musical sono stati molto fedeli ai brani del Vangelo di Matteo e di Luca sul concepimento e la nascita di Gesù, rappresentandone efficacemente gli eventi salienti: l’Annunciazione a Maria, la visita a S. Elisabetta, la decisione di Giuseppe di non ripudiare pubblicamente la fidanzata dopo la notizia della sua gravidanza, il messaggio ricevuto nel sogno in cui gli viene spiegato che “il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”, l’avviso del censimento e il successivo viaggio verso Betlemme fino all’evento del parto in una grotta con la visita dei pastori.
In un mix di canti meravigliosi (“Tu sei prezioso ai miei occhi”, “Il bambino Gesù”, Shout to the lord”), coreografie molto ben curate, parti recitate con intonazioni chiare e grande forza espressiva, il pubblico si è lasciato immergere in un racconto divino – umano, dove, come ha ben evidenziato don Agostino nell’intervento introduttivo e alla fine dello spettacolo, si è posta la dovuta attenzione ai sentimenti che provano i due giovani fidanzati di fronte ad un Evento straordinario, chiamati a diventare genitori del “Figlio dell’Altissimo”, del “Figlio di Dio”; comprensibile, dunque, la prima reazione di turbamento di Maria al saluto dell’angelo ( ben espresso dalla giovane attrice), ma, dopo un interiore confrontarsi con la Parola, nel quale entra in dialogo con se stessa, non appena ha la conferma dall’angelo Gabriele che sarà madre attraverso “l’ombra della potenza dell’Altissimo”, Lei si dichiara, con il Suo semplice “Sì”, serva del Signore: “Avvenga per me secondo la tua parola”(Lc 1,37). Un’ adesione alla richiesta di Dio pronunciata con gioia, bene evidente sullo sguardo della protagonista, negli occhi espressivi, nella postura, nella voce: momento dell’obbedienza libera, umile e magnanima, che ha permesso a Dio, dopo il fallimento dei nostri progenitori, di liberare l’uomo dal dominio della morte, rimettendo in vita la Vita. Ecco, allora, il senso di quel “Rallegrati, piena di grazia”, detto a Maria, ma anche a ciascuno di noi, perché, diventando carne della nostra carne, grazie a quel “Sì”, Dio ci ha resi divini, restituendoci la nostra dignità perduta e donandoci la grazia di meritare, per Sua benevolenza e misericordia, un destino di felicità eterna.
La vita, dunque, non è una passione inutile, non è un assurdo logico, perché il cielo, quel meraviglioso cielo stellato, che ha fatto da sfondo alla suggestiva e incantevole scenografia dello spettacolo, è il nostro traguardo; ed è da quel cielo, contemplato dal pubblico mentre ascoltava, in orante silenzio, la canzone “Il Cielo” di Renato Zero, Dio è sceso per sostenerci nelle difficoltà della vita, per aiutarci a riprendere il cammino quando si cade, per condividere le nostre gioie e speranze, per correrci incontro ed abbracciarci nel vederci ritornare da Lui, come nella parabola del “Figliuol prodigo”.
Stupenda la scena finale della nascita di Gesù, con Maria e Giuseppe che contemplano il Bambino, in presenza dei pastori accorsi nella grotta (una visione che ha richiamato i dipinti di diversi artisti, fra cui Caravaggio e Correggio), mentre il pubblico, in ascolto di un altro canto, con lo stesso sguardo stupito dei pastori, comprendeva i sentimenti di gaudio dei genitori di Gesù che percepivano la presenza di Dio nella loro vita. Recitando tutti insieme una preghiera, distribuita a ogni persona del pubblico, dalle parole dello stesso Gesù abbiamo acquisito anche noi la consapevolezza della Sua presenza nella nostra vita, sicuri che nello scorrere del nostro tempo terreno Egli riempie le solitudini del cuore, ci è accanto per sussurrarci parole di vita e d’amore. Cosa dire di Giuseppe, che la tradizione presenta come anziano e silenzioso? Vecchio non lo era, al contrario giovane, come il personaggio che lo ha interpretato: “giusto” lo definisce l’evangelista Matteo, per la sua capacità di discernimento e persona sensibile alle attese di Dio e ai Suoi voleri. Avrebbe potuto ripudiare pubblicamente la giovane fidanzata, dopo aver saputo della sua gravidanza, applicando, in tal modo la legge, ma non lo fa, vuole evitare che Maria sia sottoposta all’ignominia, decide, dunque, di ripudiarla “in gran segreto”. Le mostra, così, il suo amore anche nel momento di grande delusione. Giuseppe, con tale coraggiosa scelta, dimostra di non incarnare quella forma di legalità formale che Gesù denuncia e contrastata fermamente anche da S. Paolo. Poi, nel sogno riceve la bellissima notizia dall’angelo Gabriele che il concepimento del bambino è avvenuto per virtù dello Spirito Santo insieme con l’invito a prendere con sé Maria come sua moglie.
E ora è doveroso citare tutti coloro che con serietà, tenace passione e perseverante impegno hanno realizzato uno spettacolo di grande valenza spirituale, meritando gli scroscianti applausi del pubblico e gli omaggi floreali: Nicoletta (Maria), Vincenzo (Giuseppe), Antonia (Elisabetta), Lorenzo (Arcangelo Gabriele), Mauro (centurione), Santo (locandiere), Francesca Russo ( viandante), Salvatore (voce narrante), Gino (pastore), Giacomo (pastore), Francesca Puzio (pastore), Alessandro (pastore), Serena (cantante), Alice (ballerina), Giusy(ballerina); Ilaria , Giulia, Brigida , Martina, scenografe; Consiglia, Loredana e Annalisa per i costumi; Gennaro, per la scenografia; Roberto, per la regia; Salvatore Porricelli per le musiche. Dulcis in fundo, l’amato don Agostino, per il sostegno spirituale, psicologico, quindi per l’incoraggiamento nella ideazione e realizzazione del progetto teatrale. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà destinato al sostegno di attività parrocchiali e progetti di beneficenza. Al termine del musical, signore della comunità generosamente hanno offerto squisite leccornie preparate con la mano del cuore. E’ terminata così, con un’agape fraterna, una serata dove si è sperimentata l’unità familiare con la presenza di Gesù in mezzo, perché “dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Si è grati al fotoreporter Biagio Bencini per le riprese video e le foto.
Antonio Botta