“Lei giornalista carta stampata o televisione?” mi chiede uno stranito Josè Mourinho dopo un Inter – Napoli di qualche anno fa – Carta stampata faccio io. Lui aggiunse: “è come quando lei accende computer e non uscire parole”. Così mi sento in questo momento nell’apprendere la morte del più grande calciatore di tutti i tempi, un ragazzo entrato nel cuore di Napoli in maniera assoluta, più di tutti. Non bestemmio se ripeto più di tutti!!!!
Dal palco del San Carlo parlando di Pelè disse: “deve arrivare sempre secondo”. Lorenzo Insigne, in sala, in prima fila, rideva ammirandolo. Ci è riuscito, nonostante la giovane età, quasi venti anni di meno, ha bruciato la perla nera sullo scatto ed ha raggiunto le eterne e celesti praterie prima di lui. Ha lasciato tutti a bocca aperta. Inaspettato. Arresto cardiocircolatorio e via. Diego Armando Maradona non c’è più. Adesso è su una nuvoletta, lassù, in cielo e sta palleggiando con Sivori e Crujff, con Best e Valentino Mazzola.
Arrivano messaggi a migliaia su ogni telefonino di qualsiasi persona al mondo.
Mentre scrivo, squilla il telefono ed è Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei verdi: “Con la morte di Diego Armando Maradona termina definitivamente un’epoca di orgoglio e riscatto per la città di Napoli ed il mezzogiorno d’Italia. Maradona è stato non solo il più grande calciatore della storia del calcio ma un simbolo di una stagione straordinaria per la nostra terra. Siamo certi che Napoli saprà rendergli omaggio intitolandogli anche una piazza o anche lo stesso Stadio San Paolo”. Come ha fatto San Siro con Meazza, aggiungo io.
“Se ne è andato il più Grande di Tutti, il più Grande di Sempre, spiazzandoci tutti, col guizzo improvviso cui ci aveva abituati. Questa volta, però, no, fa davvero male”
“Non è possibile…. Un vuoto gelido e incolmabile… assurdo… non ci posso credere”
Sono migliaia i messaggi in giro per il mondo che esprimono costernazione e rabbia, commozione e dispiacere e, poi, i ricordi di ognuno di noi
E’ stato tre volte ospite mio: a Casoria, ad Afragola ed a Mondragone.
Nella Città al confine con il basso Lazio quello più intenso. Avevo in squadra con me, ero il direttore sportivo, un suo amico di infanzia, Osvaldo Dalla Bona (oggi in America, sposato con la sua Rita), il mio numero otto. Diverse volte mi sono trovato ad assistere agli allenamenti della mia squadra, allenata da Tonino Marzocca, insieme al suo primo agente ed altro amico di gioventù Jorge Cyterszpiller (adesso con lui nel cielo dei giusti si sarà già incontrato) e ne approfittai ma non solo per me, per la mia squadra e per la Città di Mondragone a cui ho regalato un ricordo indelebile: avevamo un recupero infrasettimanale, di mercoledì, contro L’Aquila e chiesi ad Osvaldo se Diego potesse venire a dare il calcio d’inizio. Non fu difficile ottenere il suo sì. Immaginate cosa successe: il campo sportivo di Mondragone stracolmo di persone, dentro al terreno di gioco, a bordo campo, su sedie a rotelle, gli ospiti della Piccola Casa di Lourdes e Lui, prima di andare in campo, facendo aspettare la terna arbitrale: il direttore di gara era Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto (che, poi, negli anni a seguire, divenne arbitro internazionale), andò a salutare ad uno ad uno tutti gli ospiti sulle sedie a rotelle, uno ad uno, stringendo la mano e chiacchierando con ognuno di loro. Il calcio di inizio fu uno show di palleggi e di giochi tra il visibilio di tutti quanti I presenti. Vide tutta la partita. Tutta. Vincemmo 2 ad 1. Claudio Pirone, il mio portiere, prese gol distratto a guardare Maradona. Fece foto con tutti!!!! Compreso la terna arbitrale. A fine gara volle salutare il sacerdote che gestiva allora (eravamo negli anni 80) la casa per disabili Piccola Lourdes di Mondragone. Con il Sacerdote lo sentii parlare della visita privata dei suoi genitori con il Papa Giovanni Paolo II, esprimendo la sua gioia e la sua emozione di essere riuscito a farli incontrare quel grande Papa che è stato Wojtyla. Una giornata indimenticabile che rimarrà indelebile per tutti coloro che quel giorno erano al campo sportivo di Mondragone.
Un altro straordinario ricordo fu la partita amichevole che organizzai tra l’Afragolese ed il Napoli di Maradona. Il mio presidente, Rocco Giugliano, e la intera dirigenza ci tenevano moltissimo a portare allo Stadio Luigi Moccia di Afragola, il Napoli ma maggiormente Diego. Mi misi all’opera, organizzai con l’allora segretario del Napoli, dr. Zuppardi, tutta la parte burocratica ed il giorno della partita arrivò. L’emozione fu talmente esagerata che non riuscimmo a giocare il secondo tempo per le centinaia di persone che si riversarono sul terreno di gioco. Un incontro pieno di fascino ed emozione. Indimenticabile il rispetto che ebbe Stefano Sacco, straordinario centrocampista di quella Afragolese, a cui fu affidato il compito di “marcarlo”.
Ci sono anche i ricordi “indiretti”: ero in viaggio di nozze, nel 1984, quando il Napoli trattava l’acquisto di Maradona; ero in Spagna, compravo i quotidiani di Barcellona (Sport e Mundo Deportivo) per seguire la trattativa. La notizia del suo arrivo a Napoli arrivò mentre eravamo per la Città, a Mergellina. Le immagini televisive di quella giornata sono la testimonianza di quello che successe.
I due scudetti, il terzo perso per un pelo, la Coppa Uefa vinta nella napoletana Stoccarda, la Supercoppa Italiana ed oggi le lacrime.
Il primo pensiero che mi è venuto nell’apprendere la notizia è stata la morte di Totò, appresa all’uscita di scuola, ad una edicola della sua e mia Sanità.
Ciao Diego, il tuo ricordo, il tuo esempio, la tua umanità, la tua generosità, la tua intelligenza ed il tuo genio PROTEGGANO NAPOLI!!!
NANDO TROISE