Esperienze di riqualificazione di aree dismesse: quarto ed ultimo incontro

Ieri, mercoledì 15 maggio 2013 al Museo CAM di Casoria, è andato in scena il quarto ed ultimo incontro pubblico sull’Esperienza di riqualificazione di aree dismesse.

Ha aperto il dibattito, il Direttore del museo Antonio Manfredi, con un video – testimonianza sullo stesso museo di Casoria, che ben otto anni fa, era un’area dismessa.

Le immagini che sono passate sul video erano testimonianza del prima e del dopo: si è visto come era lo spazio del CAM, prima che divenisse museo di rilevanza nel panorama artistico – culturale locale e nazionale, e come è diventato dopo, grazie all’impegno del direttore in prima persona e dell’amministrazione comunale.

Il discorso del Direttore è proseguito ricordando quante siano le aree dismesse di Casoria, e di come la sua generazione, sia cresciuta giocando tra i barili e rifiuti tossici adibiti a campo di calcio, nei capannoni e negli spazi antistanti dell’ex RESIA o dell’EDILUP, solo per citarne alcune. Sono passati quarant’anni da

quando quella generazione di giovani si sentiva di aver conquistato uno spazio tutto loro. Quarant’anni in cui la situazione non si è smossa di una virgola. Casoria sembra esser rimasta ferma a quarant’anni fa.

 

Il Direttore del CAM ha citato alcune delle più famose e importanti città Europee che, mentre a Casoria si rimaneva in una situazione di stallo, hanno riqualificato e riutilizzato in modo differente le aree dismesse. È stata citata la città di Bilbao, in Spagna, che nella zona di un’ex fabbrica dismessa ha costruito un museo, il Guggenheim, che sin dalla sua apertura, si è trasformato in un’importantissima attrazione turistica, richiamando visitatori da numerosi paesi del mondo, diventando così il simbolo della Città di Bilbao nel mondo; e ancora le città di Manchester o Liverpool, o Kassel, città della Germania del Nord, dove in un’ex area dismessa oggi riqualificata, ogni cinque anni si tiene un’importante esibizione internazionale di arte contemporanea.

“… attività culturali, ricerca e servizi, queste sono le parole chiave che potrebbero essere usate per riqualificare le aree dismesse di Casoria… ” – ha affermato il Direttore del Museo di Casoria a chiusura del suo intervento.

Subito dopo ha preso parola Salvatore Napolitano, moderatore del dibattito, che ha rimarcato l’accento sulle parole del direttore del museo, ricordando quanto il CAM sia una delle più belle e più efficaci realtà di riqualificazione.

Ha introdotto al dibattito il Prof. Michelangelo Russo, docente di architettura alla università Federico II di Napoli, che ha esposto il suo pensiero di tecnico sul possibile riutilizzo delle aree dismesse. Per il professore, “…si può e si deve essere rivoluzionari attraverso tessiture di continuità… si deve guardare alla continuità e alla pertinenza del territorio come ponte per il futuro..”.

In vent’anni dalla dismissione di alcune aree, ex fabbriche, sono cambiate molte cose; sullo scenario attuale si muovono nuove generazioni di tecnici che fondono le loro idee per cambiare il paradigma dell’urbanistica.

Per lo stesso Professore, “…bisogna ricostruire sentieri di senso… Non si può fare tabula rasa, si deve partire dal passato per creare il futuro…”.

Sono stati citati esempi di aree dismesse, riconvertite nel corso degli anni e divenuti punti di attrazione per turisti: nel bacino della Ruhr, ad esempio, nella zona di un’ex fabbrica, è stato costruito l’ IBA EMSCHER PARK, uno spazio di creatività, uno spazio di ricchezza; e ancora il VALLE D’EN JOAN, in Catalogna, dove nell’area di una ex discarica è stato costruito un parco terrazzato; il FRESH KILLS PARK, parco, anch’esso nato al posto di una delle discariche più grandi del Mondo, in America.

Nel corso degli anni si sono delineati dei “DROSSCAPE”, è nato un nuovo concetto di scarto: il paesaggio.

“…un buon progetto da solo non serve a nulla, è necessaria la fusione di una buona politica e un progetto anche mediocre per poter fare la differenza…” – ha affermato il Prof. Russo a termine del suo intervento.

La parola è stata presa poi dall’architetto Vincenzo Corvino, della Corvino e Multari, che ha esposto il progetto realizzato dal proprio studio in un’area dismessa a Casoria, diventata oggi la sede della GRIEC.A.M ascensori.

Ha partecipato al dibattito anche l’architetto Federica Piemontese, che ha esposto il suo pensiero sulle aree dismesse e sui progetti che potrebbero venir fuori da aree del genere. “…i vuoti sono aree strategiche per pensare il futuro, sono luoghi per investire in uno sviluppo urbano duraturo e sostenibile…” – ha affermato, ponendo l’accento sul fatto che affinché un progetto per le aree dismesse sia realizzabile, è necessario porre attenzione e tenere in considerazione tre elementi fondamentali: ECONOMIA – AMBIENTE – SOCIALE.

Per l’architetto Piemontese, “…nove volte su dieci, i progetti non funzionano perché non tengono in conto questi elementi fondamentali…”.

L’architetto Danilo Capasso, ha poi preso la parola per esporre alla comunità presente il progetto messo in atto da lui in prima persona con gli architetti Giovanni Aurino, Anna Sirica e duediquattro (Laura Falcone e Bruna Vendemmia), sulla costruzione di una città in una piccola (si fa per dire) area dismessa del Belgio, la Vallonia, in cui è nata SAMBREVILLE.

Ha chiuso l’incontro, il giornalista – documentarista Giuseppe Pesce, che nel corso degli anni, lavorando per la RAI, ha avuto accesso all’archivio storico della stessa, in cui sono conservati filmati di documentari sulla città di Casoria.

Ha proposto la visione di un piccolo filmato sulla Casoria Industriale, la Casoria degli anni ‘50/’80.

La RESIA fu la prima fabbrica ad aprire i battenti a Casoria nel 1950, seguita poi dalla RHODIATOCE, nel 1965 e dalla F.A.G. Italia nel 1971.

La Casoria di quegli anni era un caso nazionale, quello che si deve guadagnare anche nell’ambito tecnico della dismissione e del riutilizzo delle aree dismesse.

Ha proposto alla comunità presente un incontro, per settembre, un forum tematico riguardante proprio la Casoria Industriale, a cui vorrebbe invitare il Prof. Mazzetti, che nella sua vita ha studiato il “caso Casoria”, e il Prof. Vitale, che nella sua vita è stato archeologo industriale.

“…nel silenzio le industrie di Casoria sono morte…” – ha affermato, ricordando che dismissione, non è altro che il fallimento di una società, con tutti i problemi che ne conseguono.

Lo sviluppo economico non si può comprendere senza capire prima il territorio.

Insomma sono passati vent’anni almeno dalla dismissione delle grandi fabbriche che scelsero la città di Casoria per sorgere, vent’anni in cui si è fatto poco o niente.

La speranza è che non debbano passare ancora altri vent’anni prima di seguire l’esempio delle città europee su citate, perché Casoria e i casoriani, meritano di tornare sui quotidiani nazionali e locali non solo per le cose brutte, per le tragedie e i problemi che vivono.

 

 

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