ROMA- La legislatura in un modo o nell’altro continua e con lei le divisioni più o meno politiche. “Pure la festa dei lavoratori andrebbe celebrata lavorando”. Parole di Roberto Calderoli che
scatenano una vera e propria bufera bipartisan nei confronti del ministro leghista, lo stesso che si e’ opposto al decreto con cui il Consiglio dei ministri ha proclamato una giornata di festa nazionale, con relativa chiusura di scuole ed uffici, per il 17 marzo, quando sara’ celebrato il 150/mo anniversario dell’Unita’ d’Italia.
Calderoli ricorda che sulla festa dei 150 anni dell’Italia unita ”i patti erano chiari”, e che la Lega acconsentiva a condizione che la festa non avesse effetti civili, ovvero ”non si doveva stare a casa dal lavoro”. E qui dice quella che lui stesso definisce un”’eresia”: festeggiare il primo maggioandando a lavorare.
I primi a reagire sono, ovviamente, i sindacati, di destra e di sinistra. ”Vorrei ricordare al ministro che gli unici paesi in cui non si puo’ festeggiare il 1 Maggio sono i paesi delle peggiori dittature”, dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che denuncia: ”Siamo di fronte ad un’evidente e progressiva disgregazione di questo Paese. Per giustificare un’incredibile opposizione alla Festa dell’Unita’ d’Italia si vogliono cancellare feste che sono un segno dell’unita’ del lavoro in tutto il mondo. Si vogliono disgregare le ragioni di coesione e di unita’ di questo paese”.
Ma anche il segretario generale dell’Ugl Giovanni Centrella, ritiene ”sconcertante e allo stesso tempo ridicolo che un ministro, il quale ha giurato fedelta’ alla Repubblica si scagli prima contro la Festa dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia e poi anche contro quella dei lavoratori, celebrata peraltro in tutto il mondo civile”. ”Evidentemente – aggiunge il leader del sindacato di destra – il ministro non conosce l’importanza e la fatica del lavoro…”.
Un’ex sindacalista prestata alla politica, la governatrice del Lazio Renata Polverini, picchia duro sull’alleato: ”Il Primo Maggio e’ l’unico giorno di festa vero per i lavoratori”.Ma anche la politica non e’ tenera con Calderoli. Per Antonio Di Pietro l”’eresia” di Calderoli e’ ”l’ennesima mazzata per un paese che gia’ vive una crisi morale profondissima. Al ministro Calderoli nemmeno questo basta”. Durissima e’ Rosy Bindi: ”Questa maggioranza, la Lega e Berlusconi sono estranei alla vera cultura del Paese”, sbotta, definendo la proposta di Calderoli ”coerente con la contrarieta’ dei leghisti a celebrare l’unita’ d’Italia, perche’ l’unita’ d’Italia non e’ un valore astratto ma si basa sui valori condivisi di questo Paese e tra questi c’e’ il lavoro, i diritti dei lavoratori, i diritti delle donne e la liberazione dal nazifascismo”.
In realta’ la proposta di Calderoli suscita qualche dubbio anche dentro il Carroccio. ”Il 25 Aprile e il Primo Maggio fanno parte della storia del Paese e non si toccano”, puntualizza l’eurodeputato della Lega Matteo Salvini. Mentre il sindaco di Roma Gianni Alemanno riflette: ”Non fa bene a nessuno la fiera di chi la spara piu’ grossa. Ci sono festivita’ nazionali che fanno parte della coscienza civile del nostro Paese che non possono essere toccate come il Primo maggio e ci sono celebrazioni che, una tantum, sono molto significative come il 17 marzo di quest’anno”.