La tragedia di Brindisi ha sconvolto gli animi di un Paese già tormentato dalla morsa della povertà e del disagio sociale, accrescendo dolore e sofferenza come sale su una ferita aperta.
Ogni giorno, oramai, assistiamo ad un vero e proprio bollettino di guerra, tra imprese che chiudono, suicidi di uomini che perdono ogni speranza per tirare avanti, famiglie che perdono ogni certezza e drammi che finiscono per alimentare la vorticosa spirale di paura e disperazione, insicurezza ed umiliazione.
Per chi resta e decide di combattere, la sfida diventa via via più ardua; ma la coscienza sociale è un fuoco che resta vivido e forte, e che anzi prende vigore nella rabbia che non si smorza, ma accompagna il vivere quotidiano delle
fasce più deboli e sempre meno tutelate.
Siamo qui, a combattere e a riaffermare a voce alta i nostri diritti e la nostra dignità; siamo negli occhi lucidi di pianto di chi guarda alla vita con rassegnazione prima di commettere un gesto estremo; siamo nell’ostinata frustrazione di chi non sa come tirare avanti, e continua a sperare e provare; siamo nella docile saggezza di chi è più anziano e accetta in silenzio i sacrifici necessari ad aiutare un figlio o un nipote; siamo nella lucente gioventù dei ragazzi, con un futuro da scrivere improvvisamente senza più inchiostro.
Vittime di una violenza a cui non intendiamo reagire chinando il capo, ma ribellandoci con l’unione di tutte le forze sane della società: per far capire che il regime di terrore che vorrebbero imporci non ci intimidisce. Perché siamo contrari ad ogni forma di violenza, sia essa fisica o corporea, psicologica o mentale, vessatoria o criminale. Per ricordare quanto male ancora faccia la mafia, a vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, ma non dimenticare quanto male possano fare anche istituzioni legali come Equitalia, e comprendere che solo con l’unità di intenti e la solidarietà civile è possibile superare il dolore e guardare oltre.
Per Casoria, specchio di un’Italia che vuole smarcarsi dalle logiche del lassismo, del qualunquismo e della demagogia. La cittadinanza scende in piazza per una fiaccolata contro le associazioni mafiose e ogni forma di violenza:
– Perché valiamo più di un debito non pagato o di un saldo giunto in ritardo;
– Perché non intendiamo risolvere i problemi puntando il dito e accusando;
– Perché i nostri diritti non potranno mai esserci estorti né rubati né contrattati;
– Perché una vita vissuta nel terrore non è degna di essere vissuta.
Lunedì 28 Maggio 2012, a partire dalle ore 18:30 a Largo San Mauro, senza bandiere, né colori, né simboli: ognuno, come semplice cittadino, per rimarcare che non accettiamo la strategia della tensione come risposta alla crisi, ma l’unica soluzione che accettiamo è quella fornita da maggiore sicurezza, maggiori tutele, maggiori responsabilità. E noi combatteremo per questo.
QUALUNQUE COSA FARETE, NON CI FERMERETE!