Geometrie – e la scarpa spaiata?

Geometrie – e la scarpa spaiata? è un viaggio nell’opera di Renata Petti attraverso i materiali utilizzati durante il suo percorso artistico: ceramica, cartapesta, ferro, cera, vetroresina e tecnologie digitali, accompagnato da una riflessione di Dario Giugliano.

““Bereshit bara Elohim et hashamayim ve’et ha’arets”. Si tratta, come molti sapranno, del primo verso del cosiddetto libro biblico della Genesi (…) questo breve testo (…) potrà, a mio avviso, fornirci non pochi spunti di riflessione per avvicinarci all’opera di Renata Petti. (…) l’atto di creazione (…) non è altro (…)

che (…) un atto di separazione.

 

In definitiva, a me pare, gli artisti lavorano sempre a partire da tutto questo: creazione come differenziazione (…). Renata Petti ne è consapevole nel momento in cui, per esempio, tiene ad affermare che il suo materiale di riferimento per la creazione dei suoi lavori “è l’argilla, sostanza sintesi o, meglio, materiale madre che contiene in sé tutti gli altri”. Altra riprova potrebbe essere colta nell’interesse di Petti per quell’antichissima tecnica che è la ceramica, grazie alla quale si può assistere a un continuo cambiamento di stato degli stessi materiali (…) in un continuum metamorfico (…). E non è, ancora, un caso, che tutta questa poetica lasci emergere chiaramente un riferimento al versante della corporalità. Il corpo in opera, esibito dall’artista, è ogni volta la scena in cui si agita il vissuto passionale proprio a ciascuno (da questo punto di vista, la pretesa sarebbe sempre quella di esibire un corpo vivo). Una sorta di ventriloquia paradossale dell’opera d’arte, così come viene vissuta in Occidente (…), non può, alla fine, manifestarsi altrimenti che a partire da un’altra forma paradossale: l’esibizione in opera sarà sempre quella di un corpo morto, mummificato. Ed è questa esperienza (di una percezione di una superficie (epidermica?), che si tende e ispessisce e indurisce, come una voce che si fa scrittura, raggelandosi in un reticolo di segni, di graffiature, di scalfitture), che a me pare segnare il lavoro artistico di Renata Petti, soprattutto quando tutto ciò finisce per solidificarsi in un grido, che è insieme richiamo e denuncia civile.”

 

Renata Petti vive e lavora a Napoli dove ha insegnato Discipline architettoniche presso il Liceo Artistico. Napoletana, architetto, nella ricerca di una dimensione “altra”, ha sperimentato interventi su varî materiali di cui il privilegiato è “la madre argilla”. La sua ricerca è orientata a sperimentare sui vari linguaggi dell’arte, dall’architettura alla video art attraverso la pittura, la scultura, l’installazione, la digital art e la performance, sovrapponendo sempre il lavoro di anni sulla materia ceramica da intendersi come dilatazione della sensorialità e ampliamento della memoria. Dal 2000 utilizza la cartapesta, tessuti induriti da resina, fibre tessili che richiamano la natura, e in ogni materiale acquisisce cultura per essere natura.

Ha partecipato a numerose mostre sia in Italia che all’estero. Con Laloba ha attivato laboratori per la costruzione di oggetti teatrali, sculture e oggetti per performances, e ha realizzato installazioni, azioni, scenografie cinematografiche, partendo dalla suggestione di luoghi, usi e tradizioni, testi letterari.

Mostre principali: 2013- Insideart 2013. Vincitrice con LALOBA del contest ART I CARE con il video Nel profondo annegare io semino. 2012- Video al termine della notte, rassegna di videoarte a c. di L. Mantile e D. Esposito e del collettivo Urto!, Complesso monumentale di S. Domenico Maggiore, Napoli. Control procedure 1, live performance nell’ambito di Control procedure 1 solve et coagula, videoperformance di Raymond la Motte, Uferstudios, Berlino. Premio COMEL Vanna Migliorin – arte contemporanea 2012, Spazio COMEL, Latina. 2010- Human Book, III Festival del libro d’artista e delle piccole edizioni, a c. di E. Pellacani, Barcellona. 2009- Chaos, galleria GAS-Station, Berlino. 2008- C’è qualcuno che piange qui, a c. delle ed. ilfilodipartenope, Spazio arte-libri ilfilodipartenope, Napoli. Inferno blu, Mediometraggio. Soggetto e adattamento. 2007- Camera 312 – promemoria per Pierre, Biennale di Venezia 52° Esposizione Internazionale d’Arte, a c. di R. Maggi per il Milan Art Center, Dorsoduro 2537, Venezia. Sono e saranno famosi, IPIA della porcellana e della ceramica di Capodimonte “G. Caselli”, Edificio Fagianeria del Parco di Capodimonte, Napoli. 2006- FuocOVitale, MAV, Ercolano (NA). KunStart, Fiera Internazionale dell’arte moderna e contemporanea, Milan Art Center, Bolzano.

Share This Post