Il restauro della cappella della Madonna del Carmine a Casoria

Molti avranno avuto modo di vedere, ormai da qualche mese, impalcature, cartelloni con indicazioni varie e tessuti di protezione lungo la parte posteriore della Cappella del Carmine, quella che è caratterizzata dalla bella immagine di Maria che assiste le anime del Purgatorio, al di sotto della quale vi è un antichissimo ipogeo. Inizialmente si pensava che i lavori di ripristino avessero breve durata, voci di corridoio hanno poi aggiunto che alla chiesa verrà annessa una sala conferenze, ma di queste notizie non vi è alcuna certezza; ciò che interessa sapere è il perché si proceda tanto lentamente o non si proceda affatto. Secondo il dirigente del Settore Tecnico, l’architetto Salvatore Napolitano, si avanza a passo di lumaca poiché si è in attesa dell’autorizzazione del Genio Civile, avuta la quale: viaaaa, più veloci della luce, supponiamo o, almeno, ci auguriamo;  l’assessore al PICS, Tommasina D’Onofrio, alla quale si è fatto presente che di operai non vi è neppure l’ombra, ha dichiarato al nostro direttore che essi sono impegnati all’interno dell’edificio ed infine procederanno al rifacimento del tetto e quant’altro resterà da ultimare. Orbene, lavorare al chiuso, con le temperature record dei giorni scorsi è a dir poco eroico, ma l’assessore ci rassicura: gli operai, al momento, stano prestando il loro nobile servizio nella cripta e, si sa, le cripte sono freschette e umide…comunque sia, l’interesse di tutti i veri casoriani è vedere risorgere, magari non in tre giorni, perché quella è altra storia, ma in tempi ragionevoli, quello che è un sottovalutato gioiello di arte, storia, cultura, oltre che di fede e di tradizione popolare. Personalmente, ricordo i tridui di preparazione alla festività del 16 luglio, lo scampanio quotidiano che annunciava la Messa delle otto, la distribuzione delle rose in occasione del 22 maggio, festa di santa Rita da Cascia i rumorosi e bei fuochi d’artificio che alle sette del mattino e della sera del giorno della solennità mariana scuotevano la zona perché era “ a festa d’a Maronn d’o Carmene”; lo zelo con cui curava il culto e la chiesa stessa il compianto padre Giovanni Storti, al cui decesso si è tentato di mantenere in vita una tradizione centenaria ma, col tempo, vuoi per il degrado strutturale, vuoi per il disamore dei molti verso quella che a Napoli è detta la Madonna Bruna, non c’è stata più storia, però, noi che siamo infarinati, gioco forza, nell’ottimismo, confidiamo nell’ Amministrazione e siamo, vogliamo essere, certi che il tutto avrà un lieto fine; intanto, ci sembra opportuno richiamare un testo del giornalista e scrittore Giuseppe Pesce, nel quale alla Madonna del Carmine di Casoria, la cui bellissima statua è ora custodita nella pontificia basilica di san Mauro, si attribuisce un  miracolo, e la straordinarietà dell’evento fu siglata anche da un atto notarile. Siamo nel 1708, quando un contadino di nome Domenico Curcio, cadde in un pozzo: spaventato a morte invocò la Mamma  Bruna e, senza risalire il pozzo o compiere il benché minimo sforzo, si ritrovò fuori dal cunicolo. Ovviamente era completante bagnato ma, caso strano, l’unica cosa che, inspiegabilmente, era rimata asciutta risultava proprio l’abitino della Madonna che egli, in qualità di devoto, portava al collo…. ora si può essere credenti oppure no ma è chiaro che l’evento riportato da Giuseppe Pesce ha del miracoloso e, ovviamente, all’epoca ebbe grande eco. I tempi sono comunque mutati, anche se la fede, purché sia autentica, resta un valore incrollabile, pertanto, sia coloro che ricordano il culto che in passato circondava la Madonna del Carmine di casa Nostra sia quanti sono amanti dell’arte e della storia, pur non essendo necessariamente mossi da un impulso religioso, hanno sicuramente a cuore il ripristino di un pezzo di quella storia della nostra Casoria, che costituirebbe un piccolo passo per il recupero d quell’identità locale che, com’è stato detto in altra sede, sempre da queste pagine, è indispensabile per ritrovarci come popolo casoriano e come cristiani. Che dire, dunque? Certo, auspichiamo in maniera concorde che si abbia un’accelerazione nella ristrutturazione, che il tempio assurga a vero splendore artistico e storico ma perché tutto ciò avvenga non è proprio fuori luogo, conoscendo le lungaggini delle procedure burocratiche, rivolgere alla  Vergine Bruna una preghiera, che risuona più meno così: Mamma d’o Carmene, miettece a mana toia…o no?

Margherita De Rosa

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