IL SELFIE COL COMANDANTE SCHETTINO, LA FOLLIA DELLA NOTORIETA’ OLTRE LA TRAGEDIA

Se un giorno di primavera un viaggiatore. Se un giorno di primavera, al porto di Sorrento, un viaggiatore incontrasse un comandante. Se il comandante in questione si chiamasse Schettino. Ecco:  se un viaggiatore per caso incrociasse Schettino durante la sua passeggiata, ebbene, cosa farebbe? La risposta è immediata: farebbe un selfie col comandante della Costa Concordia, protagonista della tragedia in cui persero la vita 32 persone, un selfie da postare subito su Fb o su WhatsApp.

Certo, perchè Schettino è, nel bene o nel male, una celebrità, che offre a chi l’incontra l’occasione di una appagante, benchè stupida e fugace, celebrità di riflesso. “Visto? Io ero lì, e  con me c’era il comandante Schettino!”. E’ la sensazione di essere al posto giusto, al momento giusto. E via con i click, le battute, la soddisfazione degli amici che hanno un amico che – ma dai!, davvero? – ha visto Schettino. Il comandante – bello come la scorsa domenica di maggio – con il sole che gli bacia la pelle, gli immancabili occhiali da sole, i capelli lunghi, in tenuta casual, con un paio di jeans e una camicia scura sbracciata, sostava in prossimità del ristorante Ruccio al porto di Sorrento, chiacchierando con un amico. Erano circa le tre del pomeriggio. I bambini giocavano in acqua. Qualche passante si gira, lo guarda, e un brusio si leva nella strada. Qualche ragazzo ferma il comandante: “Scusi, permette una foto?”, come si fa con i calciatori o con le star e starlette della tv. Lui non si scompone, e posa per il selfie degli sconosciuti. Ma poi, forse temendo di richiamare troppa attenzione, si stufa e va via. Alcune settimane fa il comandante era invece a Napoli, ad un matrimonio, in qualità di testimone di nozze. Anche fuori alla chiesa di S.Antonio a Posillipo, il ‘viaggiatore’, il passante di turno, non ha resistito e ha chiesto di poter fare una foto. Anche uno dei fotografi della sposa ha ceduto alla tentazione del selfie col comandante, che anche in questo caso non si è sottratto. Al di là dei giudizi, che competono agli organi dedicati a questa funzione, è lecito osservare che Schettino non è certo noto per circostranze piacevoli. Non ha segnato un gol in finale, e non ha presentato alcun programma televisivo di successo. E’ il personaggio al centro di una tragedia in cui sono morte 32 persone. Ora, se in quei giorni di primavera il viaggiatore avesse avuto un minimo di buon senso, in grado di tacitare il suo desiderio di notorietà, se il viaggiatore avesse avuto un po’ di pudore nell’avvicinare una persona che non è associta ad alcun atto di eroismo, ci avrebbe senz’altro fatto una migliore figura. Ma i selfie col comandante sono la prova della deriva di qualsiasi senso di orientamento civile nell’esistenza di molti. Non importa chi tu sia e cosa tu abbia fatto, né quanta parte di responsabilità tu abbia in una tragedia così grave: se sei un volto noto, io mi fotografo lo stesso con te, per fare bella figura con gli amici del web. Inotre, se il comandante fosse stato più refrattario di fronte alle richieste di selfie, anche lui ci avrebbe fatto una figura migliore. Che male c’è a dire: “sono uno qualunque, il mio volto è noto perché è associato ad una tragedia, e non mi faccio fotografare per questo”? Ma oggi, l’immagine conta più di tutto. Chissà, forse anche il suo avvocato gli avrà consigliato di esporsi, per guadagnare più simpatie. Viviamo in un’epoca in cui l’immagine, la notorietà e i selfie sono al di sopra di ogni discernimento.

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