Il tram ha interrotto la sua corsa e non è arrivato a destinazione. Erano in troppi a voler salire nella carrozza di testa, quella del manovratore. Cinque dei sedici componenti del personale viaggiante, responsabili della corsa, insoddisfatti, hanno abbandonato il convoglio. Quelli che erano saliti in corsa sul tram ad inizio corsa ed a Villa Elisabetta non hanno trovato la giusta collocazione in seno al Consiglio di Amministrazione tramviario. C’erano troppi aspiranti capitreno. Si sospetta che sia fallito il vecchio sistema del “do ut des”. Colpisce soprattutto la vaghezza delle motivazioni del dissenso dei cinque: “Siamo soddisfatti dell’accaduto”, “Abbiamo liberato la città, non si poteva più andare avanti così”, “La dignità non ha prezzo”. Sembra. Invece, motivata la defezione di un sostenitore della maggioranza della prima ora che denuncia al prefetto lo scempio edilizio in atto. Gli altri quattro si affidano a slogan. Il solito vaniloquio che non spiega il vero motivo dell’abbandono del convoglio.Ora tutti si apprestano a mettere sui binari un nuovo tram. Si lavorerà in economia e sarà necessario utilizzare anche le parti logore, debitamente revisionate. Le ditte invitate sono sempre le stesse. Qualcuna nuova di zecca. Altre hanno cambiato il nome ma non la mission: MpA, API, PDL, PD, UDC, ecc. E’ una gara aperta.
Il pool di ditte o le singole ditte presentano i loro progetti cartacei. Ora bisogna trovare i capimastri, quelli che lavorano alla costruzione dei pezzi da assemblare: il motore, le carrozze, le ruote ecc. Ogni ditta concorrente cerca di ingaggiare i migliori capimastri o di strapparli all’avversario. Quelli che hanno molti operai alle loro dipendenze. Gente che obbedisce alle direttive senza fare domande in cambio della promessa di una migliore sistemazione sociale. I capimastri e gli operai impegnati nel montaggio che risulteranno vincitori avranno la soddisfazione e l’orgoglio di vedere premiato il loro prodotto. Dovrà durare almeno 5 anni. Quelli che l’hanno commissionato ne sono certi. Ma non si sa mai. L’incidente è dietro l’angolo. E’ pur sempre un mezzo meccanico bisognoso di periodiche revisioni ed aggiusti. In ditta c’è sempre qualcuno disposto a fare le riparazioni ed a far ripartire il tram. Le anime buone e disinteressate abbondano.
Dopo l’8 maggio ci sarà il collaudo. L’inaugurazione con tutti gli esponenti delle ditte vincitrici a bordo avverrà presumibilmente dopo il 22 maggio davanti ad una folla plaudente e festante. Maggio. Il mese delle rose e dei profumi primaverili. E’ di buon auspicio. Si colgono i primi frutti. Il prefetto, informato della disgrazia, ha subito provveduto a sostituire il tram a tre carrozze con una navetta. Non si può stare senza mezzo di trasporto a lungo. A guidarla, sarà una donna. E’ armata di scudiscio e lo userà per impedire a chiunque di salire in corsa. E’ un omaggio del Prefetto al gentil sesso visto l’approssimarsi della loro festa e della recente manifestazione dell’orgoglio femminile. Un riconoscimento dovuto. Si dovrà cimentare con gravi problemi: il concorso dei nuovi vigili urbani, i grattacapi che la scuola di Casoria dà da decenni, il PUC e chissà cos’altro.
Le succederà il manovratore del tram maggiolino portato alla vittoria dai capimastri e dagli operai ingaggiati. Si sceglierà i collaboratori, (compagni di cordata permettendo), ed inizierà il suo viaggio nella speranza che raggiungerà il capolinea senza ammaccature.
Il vecchio Arturo, quello caduto dalla corda dopo tre anni di acrobazie, ha promesso che si ricandiderà come manovratore anche a maggio, sebbene claudicante e con le stampelle. Se non lui, chi sarà il nuovo Arturo? E’ un quiz da Millionaire.