La battaglia per la politica del futuro si giocherà — dovrà giocarsi — sulla cultura. D’accordissimo anche delegare i giovani al cambiamento, ma insisto, con quale eredità? Con quali indicazioni, quali riferimenti? Da adulti, credo, dovremmo dare ai giovani almeno un’oggettiva introduzione a quel che sarà poi il cammino da intraprendere, da percorrere e, in primis dir loro dell’importanza fondamentale nell’essere UNITI, e rilevo fortemente; UNITI. Da qui il formarsi e il conformarsi. Isolati da qualsiasi condizionamento, indi ideologie e posizioni di parte, interpretando poi la politica, uno strumento necessario all’essenza della civiltà, regolando con grande senso democratico l’interesse del buon vivere di ogni singolo cittadino e non un mezzo vergognoso tendente principalmente a ruberie di chi ama più i soldi che il suo simile, più al diavolo che a Dio. Per quanto premesso aggiungerei: in questi ultimi giorni sento
sempre più frequentemente da parte di autorevoli opinionisti che per risolvere parte dell’attuale crisi c’è la necessità di abbassare la pressione fiscale. Ebbene, io non sono per niente d’accordo, poiché il punto focale per evitare o per risolvere la crisi di un governo legata al consumismo è certamente arricchire più lo stato e non incessantemente il privato, il quale nel congelare ricchezze sottrae sempre più ossigeno al sociale, impoverendolo inesorabilmente. Per rendere più chiaro questo concetto, lo argomenterei con un piccolo esempio: se un caffè costa 1,20 euro e ipotizzando un suo costo medio all’origine di 0,40 euro significa che il gestore del bar lo ha ricaricato del 150% ossia, 0,60euro avremo 0,40+0,60+20% iva=1.20. Ora, volendo considerare la “mia” logica, cioè, dare più vantaggi allo stato per il benessere sociale poi, e non come anzidetto al privato, la mia ricetta sarebbe; meno speculazioni e meno profitti, logicamente dopo la soglia di oggettivi introiti della gestione. Se al caffè in oggetto invece di ricaricarlo del 150% si rincara del 100%, significa che esente iva costerebbe 0,80 euro, ora, pur applicandovi il 30% d’iva, la somma è 1.24 euro. Morale, il gestore comunque ha ottenuto il suo guadagno “il 100%” lo stato ha incassato 4 punti in più “dal 20 al 24” e il consumatore ha risparmiato 0,16 euro. Ora, volendo trasferire questa teoria sui consumi globali delle grandi distribuzioni, delegate stupidamente alle privatizzazioni, credo che costituirebbe grandi entrate per lo stato e molti risparmi per il consumatore con più potere d’acquisto, quindi più consumi e produzioni, ma ripeto, bisognerebbe adottare il principio di più soldi allo stato e quindi al sociale e non sempre più ricchezze al privato, tra l’altro con grandi trasferimenti di liquidità in paradisi fiscali. Quanto detto è un esercizio di terza elementare, c’è qualcuno tra i suoi ospiti che possa demolire tutto quanto teorizzato? Logicamente non accetto risposte vaghe e diplomatiche, se possibile oggettive!