Lega e Pdl sono stati messi in ginocchio dalle amministrative. Non del tutto, ci sono ancora i ballottaggi, ma hanno sicuramente ricevuto un duro colpo al loro orgoglio. In queste elezioni, che i toni politici hanno reso simili a quelle americane di mid- term (medio termine), la coalizione di governo è uscita sconfitta oltre ogni possibile previsione.
Nel Pdl i malumori per la strategia della campagna elettorale, che ha visto prevalere la linea dei falchi, e’ ad esempio il pretesto per rimettere in discussione l’organizzazione e la gestione del partito stesso. Una lista lunga di recriminazioni che, a seconda dell’esito dei ballottaggi, puo’ assumere un peso diverso. Per il momento pero’ tutto tace, nessuna delle ‘anime’ del partito vuole essere incolpata di aver remato contro proprio nella volata per i ballottaggi ma, come era stato preannunciato alla vigilia della campagna elettorale, dopo il voto per Berlusconi i nodi arriveranno al pettine.
L’imperativo ora e’ serrare i ranghi e mostrare il massimo della compattezza. Ne e’ una prova la conferenza stampa convocata nella sede del Pdl per commentare i dati definitivi delle elezioni amministrative. Presenti i coordinatori nazionali (assente Sandro Bondi), i capigruppo di Camera e Senato insieme al vice presidente vicario di palazzo Madama e al responsabile organizzazione del partito.
Dietro le quinte pero’ la fibrillazione e’ tanta. In molti invocano un cambio di strategia, soprattutto per Milano: il nostro e’ un elettorato moderato – e’ il ragionamento di un
elettore ‘azzurro’- la campagna elettorale della Moratti non e’ stata capita. Piu’ di qualcuno nel Pdl chiede un cambio di passo anche allo stesso premier: E’ difficile per Berlusconi non parlare cosi’ dei suoi processi essendone coinvolto in prima persona – e’ il ragionamento – ma le persone vogliono sentir parlare anche della citta’, cosa che lo stesso candidato sindaco non ha fatto.
Nella lista delle persone finite sul banco degli imputati c’e’ Daniela Santanche’, ‘rea’ a detta di molti nel partito di aver contribuito ad alzare il livello dello scontro. ”C’e’ modo e
modo di fare politica, io la faccio in maniera diversa”, dice il ministro delle comunicazioni Paolo Romani in un’intervista ad ‘A’ parlando proprio del sottosegretario. Romani pero’ non
risparmia critiche nemmeno al partito dove dice ”il livello di democrazia interno e’ un po’ bassino”.
Un argomento caro anche a Claudio Scajola che invita tutti ad abbassare i toni e a cercare ”insieme di ricucire le smagliature e ripartire” con l’obiettivo di riprendere ”il percorso immaginato da Berlusconi quando dal predellino lancio’ il Pdl: costruire un grande partito dei moderati, dei popolari europei”.
Il giudizio sul partito pero’ non cambia e rimane estremamente negativo. Il Pdl – avverte Scajola e’ un partito ”che ancora non e’ decollato” e che ha affrontato ”troppe situazioni di
emergenza”. Parole che fanno presagire la richiesta di un cambio di passo gia’ avanzata dallo stesso ex ministro dello Sviluppo Economico direttamente al Cavaliere che da una
eccessiva aggressivita’ vede solo danni.
Una richiesta tra l’altro appoggiata anche dalla componente di ‘Liberamente’ che da tempo chiede maggiore democrazia interna.