“Noi non siamo napoletani”; “Vesuvio lavali con il fuoco”; tanti altri cori razzisti sentiti a San Siro, alla finale di Coppa Italia ed in giro per lo Stivale.
Per il Pallone d’Oro voto Marchisio perché è antipatico!
Sommerso dal tifo ufficiale la critica rischia di naufragare. E’ una valanga. Passi per il tifoso che cerca di darsi un atteggiamento, opponendosi o obiettando, ma un critico non può seguire il tifo.
Da quello che mi sono potuto rendere conto in certi confronti quasi all’americana ai quali ho presenziato in questi giorni i giocatori del Napoli gradiscono il dirigente tifoso. Che incita. Che garantisce che comunque è andata bene. Di diversa natura è però il compito della critica, che non va confusa con il cosiddetto “murmuro”.
La critica, ad esempio, non può registrare la insistenza, dialetticamente comoda, da parte dei giornali del Nord (in particolare Libero, La Padania, La Stampa ed altri, minori,), nel sottolineare le magagne della cosiddetta scuola napoletana. Molti dei nostri giornalisti per tanti versi, effettivamente, nel campo squisitamente tecnico, ne hanno commesse di grosse. Come la loro opposizione alle insistite e abbastanza coerenti teorie della stampa del Nord hanno avuto
però sempre un difetto, abbastanza evidente. Quello di non porre argomenti ad argomenti. E la polemica, così, non poteva non volgere a favore dell’antagonista padano. Naturalmente, oggi ai giornali del Nord torna comodo il richiamo alla scuola napoletana, inteso nella maniera più corretta (non certo i titoli di Libero ndc), esiste e resiste e tutti ci rendiamo conto che oltretutto è utile.
Nel frattempo però bisognerebbe informare i nostri amici nordisti e “Libero” in particolare che è sorta ed è ben viva e attenta, una scuola calcistica più avanzata, una scuola che potremmo chiamare sudista, dove per sudista è inteso appunto un respiro napoletano più ampio e decisamente comprendente tutte le regioni meridionali.
Questa scuola piuttosto che negare validità alle apprezzate e acquisite teorie settentrionali si aggiunge ad essa, sostenendo un concetto che ci sembra opportuno e necessario e che la cosiddetta scuola napoletana ha colpevolmente trascurato: fino ad oggi abbiamo discusso di tattica e di altro avendo consapevolezza di solo mezzo vivaio, quello settentrionale. Per la verità la consapevolezza era di Gianni Brera, tornato, oggi, prepotentemente di moda (bellissimo l’articolo di Carmelo Prestisimone nella pagina di Cultura de Il Mattino) e bene ha fatto l’indimenticabile e indimenticato collega padano ad approfondirsi e portare avanti i suoi studi. A Brera la scuola napoletana disse no, senza dire perché diceva no. Negli anni 70 le nostre compagini erano zeppe di giocatori settentrionali. Esprimevano tutto fuorché la natura, la razza, le propensioni psicologiche e fisiche dei meridionali. Fu consentito (senza che nessuno all’infuori di Guido Prestisimone e la sua squadra di Sport 7 prima e Campania Sport poi), di garantire che Napoli, il sud non avrebbe mai potuto produrre calciatori.
La scuola meridionale o sudista, capeggiata, negli anni 70, da Guido Prestisimone, superò largamente la precedente polemica, fine a se stessa.
In realtà essa porta argomenti nuovi, soprattutto uno: l’inserimento del vivaio meridionale nel più ampio discorso nazionale. Collabora ed alimenta questo nuovo discorso: l’esplosione autentica di giocatori di calcio (e non solo quelli) irpini, napoletani, calabresi, siciliani in particolare e infine pugliese. Il calcio del 2013, anche perché va considerato, nei fatti e non a chiacchiere, il fair play finanziario, la spending review, la crisi economica italiana ed europea, va costruito certamente su questa nuova dimensione. Sanseverino e non Anselmo, Insigne e non Pandev, e con loro Portanova, Sardo, Quagliarella, D’Ambrosio, Borriello, Immobile, Floro Flores, Lodi, Stendardo, Di Natale, Nocerino e tanti altri. La California del Calcio è il filone meridionale: non a caso ma per evidenti propensioni psicologiche (un seme di rivalsa), storiche ed economiche, certo prevedibile, il sud deve inserirsi nel discorso sempre, purtroppo, smozzicato ed incerto. L’afflusso di nuove classi sociali verso il calcio agevola ed incoraggia questo naturale innervamento del vivaio. Dalla Sicilia, dalla Calabria, dall’Irpinia, dalla provincia di Napoli stanno venendo fuori attaccanti di piglio ben diverso, rispetto ai settentrionali. Valga per tutti Quagliarella, che matura male a Torino, per le opposizioni faziose dei gruppi piemontesi più fervidamente legati al campanile. Immobile, altro napoletano, ne è la riprova.
Nel sud, nel profondo sud in particolare, nascono attaccanti veri dotati di maggiore coraggio ed estro.
Sono segni chiarissimi di un rigoglio importantissimo, che chiama in ballo le responsabilità delle nostre maggiori società, vale a dire il Palermo, il Napoli, il Catania, la Reggina, il Bari. Queste società hanno il dovere sacrosanto di aumentare le presenze meridionali nelle proprie squadre, anche per una incentivazione del programma sociale da tutti considerato.
A questo rilancio del meridione del calcio collaborino tutti. Se ne sono accorti al Nord, all’estero e maggiormente in Inghilterra. Gli scout di Manchester Utd e City, Southampton, Fulham, Chelsea, Arsenal monitorano in continuazione il calcio campano e meridionale.
Il calcio avanza e progredisce Il Napoli scetato da Zuniga e Maggio e pilotato da Inler batte il Palermo. Ecco il motivo che m’induce a ricordare a Mazzarri di stare attento ad altri afflosciamenti. Questa è necessaria meditazione amici miei, non astio o opposizione preconcetta. Il piacere di un modesto cronista meridionale, quale io sono, è collaborare per portare il Napoli allo scudetto.
Più pratico significa marcatamente più stretti; significa Berhami contenuto e misurato; significa lo spirito di Inler, incoraggiato con gli inserimenti oltre che di Hamsik, di Maggio e di Zuniga. La bussola è nelle mani di Inler.
Napoli crede nella sua squadra, questo mi sembra giusto dire. La squadra sappia rispondere.
Le storie sul Napoli si assommano e si annullano tante ce ne sono e ne vengono raccontate.
E si scopre che qualcuno resti “davvero esterefatto in positivo che fate interviste di natura internazionale! Compiaciuto …..” o addirittura che ci si aspettasse “un editoriale sulle parole di Marchisio”.
Noi, invece, ci aspettiamo il rispetto dei ruoli, ma maggiormente l’Etica e la Deontologia Professionale che il Mestiere di Giornalista Impone. Purtroppo, troppi sono i colleghi che non vogliono applicarlo……….
Alla prossima! Ah! Marchisio? Riporto un titolo di una rubrica di Indro Montanelli: nella campagna elettorale per eleggere il Sindaco di Milano titolò: Voto …. Perché è antipatico. Auguro alla Città di Napoli ti togliere la maschera di Pulcinella e nella speranza che siano profetiche le parole di quel grande campione Italiano che è Claudio Marchisio e che possano i napoletani diventare finalmente antipatici, tale e quale come lo sono i piemontesi (falsi e cortesi), i milanesi, i lumbard, i padani etc.
Alla prossima…….