‘RACCONTartI’ di Emilia Sensale. Opera di Aurora Aspide dal titolo ‘Una vita’, Napoli.
Il sole batteva forte sulle mattonelle azzurre. Il terrazzo era un quadrato rovente di sole, il caldo era ormai insopportabile. L’estate si mostrava in tutto il suo splendore e nelle sue caratteristiche tipiche e Alba si rese conto che fare il sopralluogo per l’installazione nel pieno della bella stagione, a mezzogiorno, non era stata una grande idea.
Era prevista tanta gente per l’inaugurazione della mostra e Alba voleva fare bella figura. Da mesi stava organizzando l’evento e la serata sul terrazzo della galleria del suo amico si preannunciava piacevole, il meteo prevedeva una notte da cielo stellato e un piacevole vento sulla pelle. Gli ospiti avrebbero sorseggiato vino bianco ammirando le ventisette opere dei relativi artisti che avevano aderito all’iniziativa, più i dipinti per il concorso che aveva promosso un suo amico gallerista. Era stata sua l’idea di utilizzare il terrazzo per l’evento e sempre lui si era informato per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, ad Alba spettava la parte tecnica, la pubblicità e l’installazione delle opere in un allestimento che seguiva il perimetro del quadrato del terrazzo.
Alba camminò, cercando refrigerio con un ventaglio che aveva in borsa. Con un fermaglio tentò di raccogliere i capelli scurissimi, lunghi fino alle spalle, si asciugò il sudore con un fazzoletto e fece alcuni passi verso uno dei pannelli verde scuro presenti. L’idea era usufruire di un reticolato sul quale andavano esposte le opere, che si reggevano con degli speciali chiodi. Un’inaspettata folata di vento fece svolazzare uno dei fogli con degli appunti che la donna aveva appoggiato su una sedia presente sul terrazzo, inseguì la carta prima che superasse la cornice del tetto. Nonostante il muro fosse doppio e abbastanza alto, Alba per afferrare il foglio si sporse in avanti e riuscì a vedere in basso: ebbe le vertigini, sentì la testa girare. Svenne.
- È una fortuna che non abbia sbattuto la testa su uno spigolo o comunque che non se la sia rotta sulle mattonelle del pavimento. Come si sente ora? –.
Ad Alba faceva male la testa. Si sentiva confusa, aveva da poco aperto gli occhi e aveva la vista annebbiata. Si concesse qualche secondo per capire dove fosse e notò di essere sul grande divano rosso della galleria, distesa, con i piedi con ancora i sandali in sughero rialzati da un cuscino. Il suo vestito rosso, spezzato dal coprispalle bianco, faceva come colore tutt’uno con la tinta del divano.
- Come si sente ora? – ripeté la guardia giurata, avvicinandosi di più a lei e piegandosi verso la sua figura.
Non avere gli occhiali sul naso peggiorava ulteriormente la sua vista, ma sforzandosi Alba riuscì a riconoscere Sandro, la guardia giurata che controllava la galleria. Fu lui a spiegarle che l’aveva trovata distesa a terra, al sole, svenuta. Aveva anche chiamato un medico presente nel palazzo dove era ubicata la galleria e si era raccomandato affinché la donna riposasse, promettendo che sarebbe passato una seconda volta.
- Ora avviso il dottore che si è svegliata, nel frattempo prenda questo, – e Sandro le diede un bicchiere di plastica – sono stato attento a far scendere un po’ la temperatura dell’acqua, il medico si è raccomandato di non farle bere acqua fredda -.
La guardia consegnò una borsa nera ad Alba chiedendole se fosse la sua e sottolineando di averla trovata accanto al suo corpo. La donna ringraziò, colpita dalla dolcezza di Sandro, e prese uno specchietto che aveva in borsa per guardare il suo viso stravolto. Il medico al suo arrivo disse che non era nulla di grave ma che sarebbe stato meglio un passaggio al pronto soccorso.
Alba si riprese presto e nel tardo pomeriggio riuscì a raggiungere le sue amiche alla grande piazza della città. Nel verde del parco centrale, tra bambini che giocavano gioiosi, la donna e le sue amiche onorarono l’ennesimo appuntamento che era un vero e proprio connubio tra arte e natura: portavano tele già dipinte da vendere ai passanti interessati o dipingevano sul posto. Alba si dedicava ai ritratti, erano la sua passione. Non è facile cogliere tutte le sfumature di un volto e lei lo sapeva bene, ma coi visi le sembrava di entrare nell’anima delle persone, di catture i loro pensieri in punta di piedi per rielaborarli in colori e forme.
- No, grazie. Ragazze, lo sapete… per me niente caffè all’inizio – disse Alba, distendendo le labbra sottili per sorridere in quel modo così delizioso che piaceva a tutti. Si indicò la bocca con un dito e soggiunse: – I passanti spesso si fanno le foto con l’artista… voglio che resti il rossetto per le foto! Mi dimentico sempre di portarlo con me -.
Passò il tempo e Alba la notò per caso: una signora anziana si era seduta su una panchina non molto distante. La osservò per alcuni minuti dopo aver chiacchierato con un gruppo di turisti che si era fermato a vedere i suoi quadri, aveva risposto distratta ai loro complimenti. Era sicuramente una senzatetto, con una canotta rosa chiaro molto rovinata che le metteva a nudo le braccia magrissime, con la pelle raggrinzita dalla vecchiaia. Guardava verso il basso e Alba le si avvicinò in punta di piedi, proprio come sentiva di entrare nei pensieri dei soggetti che ritraeva nelle sue opere.
Ci volle un po’ di tempo per realizzare il ritratto ma il risultato le piaceva e anche le sue amiche e i passanti si complimentavano. Aveva dipinto la donna con abiti esotici, di manifattura indiana, cogliendo però tutta l’essenza del suo pensieroso sguardo. In ogni ruga aveva dipinto un pezzo del suo passato, i dolori le avevano scavato il volto senza rovinarne l’antica bellezza, che era semplicemente coperta dal passare del tempo e aspettava il suo pennello per esprimersi al meglio. Durante la realizzazione l’anziana donna le raccontava la sua vita ricca di colpi di scena fino al perché di quella pericolosa vita in strada. A nulla servirono gli inviti di Alba: qualcuno voleva comprare il quadro e lei voleva che il ricavato andasse alla donna, ma l’anziana signora continuava a dirle che preferiva che il quadro lo avesse lei. Si scattarono però una fotografia insieme come ricordo di quell’incontro e Alba mostrava il rossetto intatto sulle labbra deliziosamente distese. Fece un ultimo tentativo pescando nella borsa alla ricerca di qualche spicciolo da darle e fu in quel momento che Alba si rese conto di non avere più il borsellino. Nulla mancava, a parte quello. Il pensiero corse a Sandro e alla possibilità che la guardia giurata avesse approfittato del suo momento di debolezza fisica per rubare le dispiacque tantissimo, le aveva fatto una bellissima impressione e non avrebbe mai creduto a una cosa simile.
- Tienilo tu – disse l’anziana con voce rauca, mettendole le mani attorno a un braccio – ti porterà fortuna, vedrai. -.
La vecchia se ne andò, chiedendole di farle visita ogni tanto al parco, quando sarebbe tornata con le amiche e i suoi splendidi quadri. Alba in serata si concesse un aperitivo con le amiche e con la complicità della luce del sole ancora presente ma più piacevole pensò di andare alla galleria per salire al terrazzo, ma soprattutto per chiedere spiegazioni a Sandro.
- È suo questo vero signora? -.
La guardia giurata non era quella della mattina, era cambiato il turno, tra l’altro era un ragazzo che Alba non aveva mai visto ma probabilmente Sandro aveva fatto una buona descrizione di lei: appena la vide il giovane le corse incontro con il borsellino di pelle nera tra le mani, spiegandole che Sandro si era raccomandato di consegnarglielo e che doveva essere sfuggito dalla borsa aperta quando lei era svenuta.
Alba salì al terrazzo e fece alcuni passi sulle mattonelle azzurre. L’aria era fresca. Dopo aver provato vergogna per aver pensato male di Sandro, un sospetto le attraversò la mente. Aprì il borsellino ma si rese conto di aver nuovamente pensato con cattiveria gratuita: i soldi c’erano tutti, non mancava un centesimo. Anzi, si accorse di un pezzo di carta.
L’ho trovato sul terrazzo, deve esserle caduto. Ho visto i Suoi quadri nel tempo, è davvero brava, complimenti. Magari un giorno mi farò fare un ritratto da Lei, appena potrò permettermelo.
Alba sorrise. Non vide cattiveria in quel messaggio, né insolenza, ma solo dolcezza ed educazione. Il tramonto abbracciava la città all’orizzonte, il vento era una fresca carezza sulla pelle. Chissà se davvero dipingere quell’anziana signora le aveva già portato fortuna….
Emilia Sensale