La serata di domenica 26 giugno ha visto come protagonista Margarethe von Trotta, la tanto attesa regista di fama mondiale, nonché presidentessa della giuria dell’IFF 2016. La maestra del cinema, vincitrice del Leone d’oro e David di Donatello nel 1981 per “Die bleierne Zeit” (Anni di piombo), ha introdotto il suo ultimo capolavoro “Hannah Arendt”, un intenso spaccato sulla vita della filosofa ebreo-tedesca, discepola di Heidegger, sfuggita agli orrori della Germania nazista.
La proiezione del film nella splendida cornice della Cattedrale dell’Assunta è stata preceduta dalla visione del corto “Milky Brother”, pellicola armena sul legame tra uomo e animali e da un momento di condivisione con gli ospiti del festival durante il cocktail sulla terrazza del castello. Al tramonto, il direttore artistico della manifestazione ischitana, Michelangelo Messina, ha accolto gli artisti internazionali, mettendo in risalto l’importanza della collaborazione, come fonte di ricchezza e di crescita. Interessante il focus sul cinema ucraino, espressione dell’identità nazionale negata in epoca stalinista, introdotto dagli interventi del regista Andriy Khalpakhchi e dell’attrice Doyla Gavansky. Spazio è stato dedicato anche al cinema italiano con Andrea Busa e Marco Scotuzzi, registi emergenti di “Respiro” e Federico Di Cicilia con il suo “Irpinia mon Amour”.
Presente in terrazza Anshul Sinha, regista, sceneggiatore e produttore del film indiano in concorso al festival “Gateway to Heaven”, in programmazione stasera sul Terrazzo degli Ulivi alle 22.30.
L’artista ventisettenne è al suo venticinquesimo film. Dopo aver riscosso un enorme successo nel suo paese si prepara alla premiazione del suo lungometraggio in Venezuela e alla produzione di una nuova opera.