L’ultimo goal, presentato al Giffoni Experience 2013 e diretto da Francesco di Cicilia racconta la vicenda di un ragazzo, Peppino, cresciuto in un piccolo paese
L’ultimo goal, presentato al Giffoni Experience 2013 e diretto da Francesco di Cicilia racconta la vicenda di un ragazzo, Peppino, cresciuto in un piccolo paese del meridione che ha doti calcistiche notevoli per un giovane della sua età. Il padre vuole indirizzarlo alla carriera calcistica e investe molto, soprattutto economicamente, affinchè peppino possa avere la formazione di un fuoriclasse. Lo sguardo della macchina da presa si sofferma in particolare sul volto del
ragazzino che vive male il senso di oppressione paterna. Peppino infatti è pieno di dubbi circa il suo futuro e non sa se il suo destino sia effettivamente legato al calcio. Il padre, interpretato da Nello Mascia, è oppressivo e insistente. Inoltre la sua è una mentalità arretrata che lo spinge ad imporre il suo punto di vista al figlio senza curarsi di quali siano i suoi reali desideri. Inoltre, l’uomo ha un atteggiamento nei confronti della moglie e della figlia che appare troppo stereotipato. Semplicemente le ignora. Da questo punto di vista poi il regista ha dato spazio a molti luoghi comuni legati al Sud Italia che si potevano anche smussare. È interessante però notare come alla fine per tutti i personaggi vi sia un percorso di maturazione che li porta ad una condizione diversa da quella di partenza.
I pezzi più validi del film sono quelli che riguardano il ragazzino. Peppino ha una fervida immaginazione e sembra vivere in due mondi paralleli. Le scene in cui lo spettatore viene immerso nel mondo del bambino sono quelle che ci permettono di cogliere in pieno il punto di vista del ragazzo. Anche le figure femminili in questo film particolari; all’inizio infatti queste sembrano non avere alcuno spirito di iniziativa e sono completamente ignorate. Poi però riescono a riscattarsi, per esempio la madre di Peppino riesce ad allontanarsi dal marito che la picchia e prendersi un po’ di tempo per sé.
Tuttavia, nonostante le illustri collaborazioni del regista, prima con Martone come assistente alla regia e poi con Scola Di Cicilia sembra non riuscire a dare senso compiuto alla vicenda che ci viene proposta. Si ha, infatti, la continua sensazione che stia per accadere qualcosa di significativo, insomma si attende il colpo di scena, l’evento chiave, che però stentano ad arrivare.
Sara Formisano
Fonte: corrieredellacampania.com