Il campionissimo dei massimi: “Bello chiudere così”. Il siciliano di Avola: “Dedicato all’Arma”. Il talento dei 67 kg: “Riscattata la brutta prova di Dubai”
Le Olimpiadi di Tokio restano un sogno a cui molto difficilmente rinuncerà, ma intanto – a meno di clamorosi exploit (per altro non impossibili, considerata la caratura del campione) – Stefano Maniscalco ha chiuso la sua carriera in Italia esattamente come l’aveva iniziata: vincendo.
Al Centro Olimpico Federale di Ostia, Maniscalco si è congedato dal pubblico del “PalaPellicone” nel modo migliore, ovvero vincendo il suo sedicesimo (nonché ultimo) campionato italiano assoluto (cat. + 94).
Il pluricampione mondiale ha risolto un’emozionante semifinale all’ultimo secondo grazie a uno straordinario colpo (ura mawashi geri) contro Christian Toni. Poi ha completato il suo ennesimo capolavoro superando in finale Mario Cartelli (2-0): “Ci tenevo tantissimo a questo successo – spiega Maniscalco – perché, dopo una carriera costellata da tante soddisfazioni, perdere il titolo nazionale a 35 anni sarebbe stato un congedo amaro. Mi sono allenato duramente per ottenere questa vittoria che, ovviamente, è stato più complicata di quelle precedenti. Penso di aver combattuto all’altezza delle mie possibilità, dimostrando ancora una volta che, almeno a livello italiano, malgrado una concorrenza davvero importante, resto l’atleta da battere. Ora rinuncerò ai campionati europei, ma la mia storia non finisce qua: so che non sarà facile, ma tenterò di qualificarmi per le Olimpiadi del 2020. Esserci sarebbe il giusto coronamento per una carriera a cui manca, e non per colpa mia, soltanto l’oro olimpico”.
Nel raggruppamento dei 75 kg, come da copione, schiacciante supremazia di Luigi Busà che conferma il primato ottenuto lo scorso anno battendo in maniera netta (8-0) Emanuele Sarnataro. Per il bronzo mondiale di Linz un successo limpido ed esaltante in vista dei campionati europei. Ma anche per Busà la prima dedica è per il capitano Maniscalco: “Per lui parla l’albo d’oro. Ha chiuso alla grande, come solo lui sa fare. Certo, dispiacerà a tutti non veder più combattere in Italia il più forte peso massimo della storia del karate”.
Poi commenta così il suo 12° titolo assoluto: “Ho vinto il mio primo campionato italiano nel 2006 – dice – ma questo ha un sapore diverso perché si tratta del primo titolo vinto sotto le insegne dell’Arma dei Carabinieri. E’ un trionfo che voglio dedicare al mio Direttore Tecnico, alla sua prima esperienza di coach nel kumite, e a Luigi Guido, che mi ha sempre sostenuto in tutte le fasi cruciali del torneo. Ma è una gioia che voglio anche condividere con tutti i i miei compagni di squadra e con mio padre che, dalle tribune, mi ha seguito con l’affetto di sempre. Ho 30 anni, ma sento di potermi migliorare ancora e all’Europeo vado, come sempre, per vincere”.
Grande prestazione anche per Gianluca De Vivo, che ha conquistato il titolo nella categoria 67 kg dopo aver battuto in finale Giuseppe Cartelli (1-0): “Mi sono svegliato sabato mattina con ottime sensazioni – spiega De Vivo – anche se il primo incontro è stato un po’ in salita perché, evidentemente, ero un po’ teso e contratto. In ogni caso, con un pizzico di tattica e di furbizia, sono riuscito a portarlo a casa. Dal secondo incontro, però, mi sono scrollato di dosso tutte le tensioni e ho cominciato a combattere più sciolto, diciamo all’altezza delle mie possibilità. Ho battuto un giovane e promettente atleta siciliano, Luca Scala; poi ho vinto in modo relativamente facile il terzo, quarto e quinto incontro, mentre nell’ultimo ho accusato un po’ la fatica, ma sono comunque riuscito a spuntarla. In finale, sabato sera contro il siciliano Cartelli, ho vinto 1-0 dopo un match aperto nel quale mi sono molto divertito. E’ un successo che mi rende felice anche perché, dopo il bronzo di Rotterdam, a Dubai non era andata bene e dunque ci tenevo a confermarmi ai miei livelli”.