Le tragedie accadono in continuazione, ma quando colpiscono qualcuno che la vita ancora non ha avuto il tempo di viverla fanno ancora più male. Si chiamava Federica Iacono e aveva soltanto quindicenne. Non l’ha uccisa una pistola, o un pirata della strada, neanche una brutta malattia, ma semplicemente un bus. Era rimasta incastrata tra le porte e cadendo è stata investita dallo stesso autobus. L’autista sembra che si sia accorto di quanto avvenuto solo grazie alle urla degli altri passeggeri. Ad assistere a tutta la scena, un altro autista Anm dell’autobus che stava seguendo il C12: è stato proprio lui il primo a soccorrere la quindicenne. «Ho provato distrarla, le dicevo che era una buona occasione per marinare la scuola. Lei ha sorriso». Ha raccontato. Con una cintura ha provato a fermare la forte emorragia che la ragazzina ha subito ad una gamba. «Quando mi sono accorto che stava perdendo conoscenza ho capito che dovevo farmi forza, sollecitarla. Ho raccolto il suo cellulare e le ho detto di tenerlo stretto perché rischiava di perderlo: era solo una maniera per costringerla a rimanere vigile». L’ambulanza è arrivata in breve tempo, ma purtroppo la ragazza è morta per le troppe lesioni
tra le quali un trauma addominale e lo sfondamento del bacino.
Una vita spezzata, una tragedia che era possibile evitare, ma su cui può essere costruttivo riflettere perchè a lei la vita nessuno la ridarà, ma si può fare in modo che certe cose non accadono mai più. Perchè lasciano troppo l’amaro in bocca!