Casoria: nella parrocchia S. Antonio Abate, bambini travestiti da Santi, NON da streghe e vampiri
“Evviva Halloween”: ad esultare, nei giorni precedenti per la “grande festa”, non sono stati unicamente i bambini e i ragazzi, allettati all’idea di divertirsi nella fatidica notte del 31 ottobre travestiti da vampiri, streghe e altri lugubri personaggi, ma soprattutto chi ha ottenuto profitti sostanziosi dalla vendita di tutto l’occorrente necessario per omologarsi alle…”zucche vuote.” Nei centri commerciali e vari negozi, nei giorni precedenti il 1° novembre, lo sguardo dei bambini, di ragazzi e di adulti s’è incrociato con immagini e maschere di vampiri, streghe e altri lugubri personaggi, tra palloncini arancioni e neri. E’ in questo contesto da film horror che ci si prepara, ogni anno, a festeggiare Halloween. Tale termine, in realtà, è una contrazione di un altro vocabolo, ugualmente inglese, il cui significato è “vigilia di Ognissanti”. Infatti, molte tradizioni antiche hanno come riferimento proprio la celebrazione cristiana col richiamo al culto dei morti e alla devozione per le anime del purgatorio. Ma tale richiamo religioso alla fede in una dimensione ultraterrena è stato, nel corso dei secoli, sostituito da un’altra tradizione diffusa in Europa dai Celti, che festeggiavano tra ottobre e novembre e legata al ciclo dei campi agricoli, corrispondente al loro capodanno. Il teologo esorcista, padre Bamonte, nel recente libro “Il fascino oscuro di Halloween” sostiene che per i satanisti la principale festa delle loro macabre e immonde celebrazioni è proprio Halloween. Il fenomeno, scrive Bamonte, costituisce un pericolo reale perché, anche se chi si diverte con il travestimento di personaggi spaventosi non ha nessuna intenzione di celebrare la stregoneria e il demonio, di fatto si mette in comunione con questa corrente spirituale malefica.
“Suvvia, é un’innocente carnevalata”, si obietterà, ma sta di fatto, che, mentre si evita ai bambini di parlare della morte, di non farli partecipare ai riti funebri, di non portarli al cimitero per timore di turbarli, si consente, poi, loro, di indossare abiti che richiamano ciò che è francamente orrido. Chi più rammenta ai fanciulli che la giornata di festa, nel nostro Paese, è ancora formalmente intitolata al ricordo di “Tutti i Santi”? Controcorrente, da quando è Parroco nella chiesa S. Antonio Abate, don Agostino Sciccone, nella ricorrenza del 1° novembre, invitando i bambini e le bambine del catechismo a travestirsi da Santi , propone come modelli da seguire ben altre figure, non orripilanti, ma fulgidi esempi di animo nobile che hanno speso la loro vita all’insegna dell’Amore, del dono di se stessi verso il prossimo, seguendo le orme di Gesù. Sempre disponibili i genitori e nonne, che confezionano con tessuti vari, attinti da abiti smessi , in maniera encomiabile, i vestiti. E così, anche quest’anno, i bambini e le bambine, lo scorso 1° novembre sono giunti in chiesa, travestiti da S. Mauro, S. Maria, S. Giuseppe, S. Lucia, S. Giuseppe Moscati, S. Francesco, il beato Carlo Acutis, che sarà canonizzato nel 2025; si è visto anche un S.Giuda Taddeo, poco noto, ma il ragazzino che lo raffigurava con un cartellino ha reso noto che si celebra il 28 ottobre. Qualche bambino, come mi ha riferito la madre, ha compiuto anche una ricerca sul Santo di cui porta il proprio nome. Don Agostino, nell’omelia durante la quale ogni domenica interagisce coinvolge i piccoli fedeli, ha ben evidenziato che tutti siamo chiamati a diventare santi, imparando a gioire con chi gioisce, a consolare chi soffre, a donare un po’ del proprio tempo a chi è solo. Ha scritto Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” dedicata appunto alla santità nel mondo attuale: “«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e donne che lavorano per portare a casa il pane, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. Questa è la santità della porta accanto!”
Sotto un sole fulgido, dopo la Messa, nello spazio antistante l’edificio sacro, si è celebrata la festa dei Santi anche con canti gioiosi, con balli, in cui, oltre a giovani animatrici, hanno danzato con i bambini anche le dinamiche catechiste e qualche genitore; inoltre, si è riso tanto con l’esibizione di un simpaticissimo clown che ha coinvolto piccoli e adulti in giochi divertenti. E’anche questo un aspetto della santità: impegno a fare comunità, uniti, adulti e bambini, nel provare una fraterna e “francescana” letizia, facendo vivere ai fanciulli un’esperienza bellissima, non brutta; una bellezza che colma il loro mondo interiore di gioia, in un clima di gaudiosa amicizia. Tutti, bambini, nonni, mamme, papà, catechiste/i, sono tornati a casa con il proposito di vivere l’ordinario della propria vita in modo straordinario. Come? Amando, sull’esempio dei Santi. “Amare significa dare e ricevere quanto non si può né comprare né vendere, ma solo liberamente e reciprocamente elargire”.( S. Giovanni Paolo II) Si ringrazia il fotoreporter Biagio Bencini per la concessione della foto
Antonio Botta