Il bluesman emiliano più internazionale della musica folk-pop italiana parte dalla sua terra e dalla sua infanzia per raccontarsi nel suo nuovo album «Chocabeck» ossia “becco che fa rumore”: «È una parola in dialetto, che usava mio padre. Da bambino la domenica a pranzo m’aspettavo sempre un dessert, ma eravamo poveri e qualche volta saltava. Io chiedevo cosa ci fosse per dolce e lui rispondeva “chocabeck”: m’immaginavo chissà cosa, ma poi non arrivava nulla. E ci rimanevo male. Mia nonna mi spiegò il significato: “becco che fa rumore”, perché in mezzo non c’è niente! Un suono che ricordo con amore».
Un “lessico familiare” di casa Fornaciari che ha il sapore della fanciullezza e di un tempo che non c’è più. Con questo disco Adelmo Fornaciari ritorna al concept-album, brani in sequenza che hanno un unico fil – rouge, una giornata di festa in un paese che ha tutto e niente della terra d’origine di Zucchero. Un crescendo di canzoni.
“Soffio caldo” (che apre l’album) è il brano che inaugura questa festa immaginaria, per poi passare all’introspettiva “Il suono della domenica”, fino all’energica “E’ un peccato morir”, hit più suonata nelle radio, ritmato inno alla vita e alla semplicità. Ironico e ammiccante in “Vedo nero” nel descrivere il fascino al femminile, in “Alla fine” affronta il tema della separazione ultima, dell’assenza di un amico che non c’è più, coinvolgente e dolorosamente dolce. Da segnalare “Spicinfrin Boy” dove il cantautore sfoglia i ricordi e le fotografie della sua memoria. Infatti, nella frase “flying angel in the sky”, l’angelo cantato è la mamma che non c’è più che guarda il suo amato “ Pino tra i rosai”, gioco di parole per indicare il padre (Giuseppe) di Zucchero. E così che “Chocabeck” nelle sue sonorità dalla descrizione dell’avvento di un nuovo giorno con le luci discrete dell’alba fino al tramonto, si trasforma nella metafora del viaggio della vita. Troviamo Zucchero più vero e maturo dove in questo disco intimo, spontaneo e sincero si rivela nelle debolezze e nelle maestosità dell’esistenza.