Non mancano novità sul caso De Magistris: dopo la condanna a un anno e tre mesi, da cui potrebbe discendere l’obbligo di dimissioni secondo la legge Severino, il sindaco di Napoli conferma la sua intenzione di non rinunciare alla carica e, anzi, afferma la possibilità di ricandidarsi alle elezioni del 2016.
Inoltre, in un’intervista esclusiva all’Espresso, ha annunciato di voler fare i nomi dei “poteri forti” che complotterebbero per estrometterlo dalla scena politica.
Sicuramente risulta molto strana la vicenda che ha visto la condanna di De Magistris per non aver dato luogo al normale iter previsto per le intercettazioni parlamentari: procedimento che prevede paradossalmente di chiedere allo stesso Parlamento il permesso di intercettare uno o più parlamentari, andando così, nella maggior parte dei casi, a vanificare le indagini.
Un iter che è stato più volte oggetto di critiche da parte dei più grandi costituzionalisti del nostro Paese e che, purtroppo, è stato troppo spesso utilizzato per fini politici.
Ma non è solo tale norma, a monte, ad essere oggetto di perplessità e dubbi costituzionali: anche la legge Severino, infatti, è molto discussa in relazione alla sua “retroattività”, ossia possibilità di essere applicata a casi (come, appunto, quello De Magistris) precedenti alla sua entrata in vigore.
Attendiamo le prossime tappe della vicenda, confidando in una giustizia che non si perda in strategie politiche e ricorra a norme di legge palesemente ingiuste per fini riconducibili a giochi di partito.