Padre Maurizio Patriciello contro la realizzazione di forni crematori nel napoletano.

Verdi: ” non siamo d’ accordo. Sono ecologici e simbolo di civiltà. Oggi si spende il triplo a causa della mancanza di forni e i servizi cimiteriali sono spesso nelle mani della camorra”.

Padre Maurizio Patriciello Il parroco, che lavora sul territorio di Caivano, è stato protagonista di un botta e risposta con le istituzioni politiche locali sull’ opportunità o meno di realizzare un forno crematorio all’ interno del cimitero consortile di Frattaminore-Frattamaggiore-Grumo Nevano.

“Inanzittutto partiamo da un confronto pubblico e democratico con tutti i cittadini dell’ area interessata – ha dichiarato in una lettera aperta Don Patriciello – poiché i residenti della zona non credono più a ciò che i politici propongono. Comportamento logico – ha aggiunto il parroco – dopo le tante menzogne che la politica ha propinato alla gente sul tema ambientale. Vedi il termovalorizzatore di Acerra o la discarica di Chiaiano.

Occore poi studiare la proposta delle istituzioni anche da diversi punti di vista. Ad esempio tener presente l’ impatto psicologico che un forno crematorio avrebbe sulla gente. Non dimentichiamo che la polvere fuoriuscita dal forno crematorio sono le ceneri dei nostri cari. Una polvere che si andrebbe a depositare sui balconi o sui davanzali delle finestre delle civili abitazioni. Una storia che – conclude Don Patriciello – potrebbe avere conseguenze negative su persone più suscettibili. Un aspetto non secondario”

 

“Pur apprezzando e ammirando Padre Maurizio non siamo d’ accordo con lui su questo tema. La cremazione non solo è un atto di civiltà ma anche un modo di difendere l’ ambiente ed evitare il proliferare delle bombe ecologiche nei cimiteri. Inoltre molto spesso la gestione dei servizi cimiteriali sono finiti nelle mani poco pulite della camorra.  L’Italia è certamente fanalino di coda in questo settore nel 1990, quando il dato sulla cremazione era pari al 3%; il prossimo anno saremo a quota 30% di cremazioni, mentre i Paesi del Nord Europa superano di gran lunga il 50% – spiega il membro dell’ esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli – Arrivando dopo, comunque, il nostro paese ha realizzato impianti molto più moderni di quelli presenti ad esempio in Francia o Germania. Sono però attualmente troppo pochi il che rende estremamente costosa la cremazione che si aggira intorno ai 700/800 euro a salma. Se oltre ai pochi impianti esistenti al sud che sono entrambi in Campania e cioè a Cava dei Tirreni e Montecorvino Pugliano entrambi in provincia di Salerno se ne realizzassero altri i prezzi si abbasserebbero anche del 60% e fornirebbero lavoro sui territori”.

 

“La depurazione avviene in forno ad alta temperatura come spiegato in più occasioni dall’ ingegner Alessandro Salvi esperto della materia che ha realizzato diversi interventi e relazioni in cui illustra l’ importanza della cremazione. L’ esperto infatti ha spiegato – continua Borrelli –  che la camera primaria è sugli 850 gradi, e qui si bruciano feretri ‘puliti’ da tutti i metalli (in pratica solo legno e salma). Il feretro si brucia nel giro di un’ora e dieci, un’ora e venti al massimo. Poi vi è la camera secondaria che serve per ossidare i fumi che derivano dalla cremazione. Teniamo conto che il modello di calcolo è fatto sulla cellulosa di combustione (quello che si brucia è sostanzialmente legna e grasso), il che non è paragonabile ad alcun sistema di rifiuti industriali”.

“I fumi della combustione hanno però sostanze organiche: questa camera secondaria è fatta per ossidare i fumi – si legge nella relazione di Salvi – Bisogna raffreddarli, trattarli e filtrarli perché in essi vi sono residui di sostanze organiche e acide. Senza entrare troppo nel tecnico, esiste uno scambiatore dove circola acqua che raffredda i fumi a 160-180 gradi: a questa temperatura si può filtrarli e trattarli. Le sostanze acide e organiche vanno neutralizzate, dosando un reagente che le ‘elimina’. I filtri di questi forni sono dotati delle migliori tecnologie e sono capaci di restituire un prodotto ecologico. Solo un dato: pensate che all’uscita dal filtro di un forno simile si hanno quasi 2 milligrammi al metro cubo di polvere. Il limite in Italia è 20 milligrammi, per cui lavoriamo davvero con prestazioni ottimali”.

“Insomma, se i forni, come quello previsto ad Albenga, sono costruiti bene danno un prodotto ecologico e che non nuoce – dice l’ingegner Salvi – La legge 152 del 2006, e che vale per tutta Europa, pone un limite per le diossine da 1 a 10 milionesimi di grammi al metro cubo. Ecco, chi fa i forni dà addirittura un limite di un decimo di miliardesimo di grammo al metro cubo. Questo per far capire che non sono strutture inquinanti”.

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