La Banca Italia ci fornisce dati statistici allarmanti. La crisi economica investe soprattutto i giovani, che faticano a trovare lavoro, distinti in due categorie penalizzanti, quella dei precari o dei disoccupati. Ed è il Governatore Draghi ad indicarci come la mancanza di investimenti nella ricerca e nello sviluppo, in settori di produttività, sia causa di emigrazione dei migliori cervelli. La “meglio gioventù” può far carriera solo al di fuori del nostro Paese e senza alcun ricambio di altra nazionalità. Nessun francese, tedesco o inglese viene in Italia per dottorati o Master. Da oltre un decennio, lo sviluppo è fermo. Si guarda al passato anziché al futuro, su cui pendono sempre più gravi incertezze. L’occupazione irregolare tocca il 12% delle unità lavorative. Il problema del precariato ha compromesso anche i contratti a termine. Lo stato di paralisi della produttività e la scarsa innovazione dei prodotti generano un forte gap nella crescita del paese. E da più parti d’Italia si levano le proteste dei precari. “Stop precarietà” è scritto sugli striscioni, precarietà lavorativa e di vita. Sono in migliaia nelle piazze di Roma, di Reggio, di Messina. Continuano gli scioperi nei settori della conoscenza. A Napoli, dopo la manifestazione del 30 ottobre, in cui centinaia di palloncini colorati si sono alzati in cielo nella Piazza del Gesù, con la scritta “Gelmini vola via”, la CGIL continua la mobilitazione. Prossime date per la protesta il 17 novembre ed il 27 novembre, in cui si prevede un movimento nazionale.