Giovedì 27 Settembre alle ore 15.30 presso la Sala Villani dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, nell’ambito del ciclo di incontri sulla criminologia organizzati dal Master in “Scienze criminologiche, investigative e politiche della sicurezza” dell’Università Suor Orsola Benincasa, si svolgerà la presentazione di “Donne di Mafia”, il numero monografico della rivista “Meridiana” curato da Gabriella Gribaudi e Marcella Marmo.
Discuteranno dei temi del volume, insieme con le curatrici, Silvio Lugnano, direttore scientifico del Master in Scienze criminologiche, investigative e politiche della sicurezza dell’Università Suor Orsola Benincasa e Isaia Sales docente di Storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia al Suor Orsola.
Presentazione di “Donne di Mafia”
Il volume riempie un vuoto e dà finalmente un punto di partenza a chi intenda studiare le relazioni tra mafia e donne. Benché la donna sia tradizionalmente esclusa dalle organizzazioni fortemente strutturate dai maschi con strategie violente di potere territoriale di tipo militare, negli ultimi decenni due fenomeni hanno dato infatti una inedita visibilità alla situazione delle donne nel mondo mafioso: il pentitismo, con le connesse possibilità di
scegliere tra diverse lealtà, e i processi sociali generali di emancipazione femminile. Il che obbliga storiche e sociologhe a porsi alcune domande.
L’evoluzione si riflette anche sul piano giudiziario, con il relativo superamento della differenziazione di genere nel trattamento processuale e dunque con l’inclusione delle donne almeno nel concorso esterno del 416 bis, mentre intanto l’estendersi della collaborazione incrina la regola del silenzio e apre alle donne le strategie di scelta del caso. In proposito, la ricerca storica affronta nuove questioni: la partecipazione delle donne alla vita mafiosa è esito di una tradizionale subalternità femminile o una scelta consapevole e responsabile? Che cosa significa essere una donna in un gruppo criminale organizzato? Le differenze di genere sono più forti che in altri ambiti sociali? Quale il rapporto con altri ambiti sociali? Che differenza fra donne di camorra, di ’ndrangheta, di mafia?
Nel volume “Donne di Mafia” l’approccio prevalentemente biografico, che mette a frutto fonti diverse quali quelle giudiziarie, la pubblicistica, le interviste, permette di analizzare profili nuovi della vita nella mafia: i rapporti tra i soggetti e i vincoli del gruppo; aspetti identitari, sentimenti e narrazioni; le fluide continuità e trasformazioni nel tempo, dalle tradizionali pratiche mafiose alle nuove strategie imposte dalla globalizzazione, anche nel mondo della criminalità organizzata
Le curatrici del volume
Gabriella Gribaudi
Laureatasi a Torino, fra il 1974 e il 1977 è stata borsista presso il Centro di Specializzazione e Sviluppo per il Mezzogiorno di Portici (Napoli); ha lavorato in qualità di ricercatrice a Economia e Commercio e a Lettere e Filosofia, Università di Napoli. Ha insegnato all’Università di Bari negli anni accademici 1992/93 e 1993/94 in qualità di professore associato. Dal 1994 è docente di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Napoli “Federico II”. Fa parte della direzione di “Quaderni Storici”. Nei primi anni di ricerca ha affrontato il tema dell’intervento straordinario e della mediazione politica nel mezzogiorno, lavorando ai confini tra diversi approcci disciplinari e incrociando più livelli analitici: i processi economici, le relazioni politiche, la società locale, i codici culturali.
Ha condotto, negli anni ottanta, una lunga ricerca di storia sociale su un grande centro della Campania che ha seguito sotto innumerevoli aspetti (relazioni sociali e politiche, rapporto con il centro, strutture familiari, modelli di comportamento, culture ecc.) nell’arco di un secolo, dal 1880 al 1980. Un case study, che tentava di rispondere a domande più generali sul modello di formazione dello stato, sulle peculiarità del processo di “modernizzazione” nel Mezzogiorno, sul rapporto tra cultura e struttura materiale nella determinazione dei processi di trasformazione.Ha lavorato su gruppi sociali, biografie e spazio urbano nella Napoli del novecento.
Si è occupata di epistemologia e metodologia analizzando alcuni temi cruciali della disciplina storica: il rapporto tra il contesto locale e i processi di lungo periodo, i meccanismi del mutamento sociale, la relazione tra elementi culturali e variabili economiche, fra struttura della società ed eventi, fra diacronia e sincronia, il problema delle cesure storiche, della memoria. In questo ambito ha riservato una particolare attenzione alla storia orale e ai metodi audiovisuali.
Sta lavorando alla costruzione di un archivio di memorie orali e scritte. Negli ultimi anni ha approfondito il tema della memoria, della guerra e della violenza nei confronti della popolazione civile, in generale e in un contesto specifico, Napoli e la Campania. Ha diretto l’unità locale dell’Università di Napoli nella ricerca cofinanziata dal MURST, 1999-2001, dal titolo “Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste”.
Marcella Marmo
Si è laureata nel 1969 presso l’Università degli Studi di Napoli. E’ stata borsista presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. A partire dal 1975 ha svolto, in qualità di professore incaricato e professore associato, gli insegnamenti di storia economica presso l’Università degli Studi di Salerno, di Storia sociale presso l’Istituto Universitario Orientale, di Storia dei partiti e dei movimenti politici presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università degli Studi di Napoli Federico II. Dal 2000 è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli Federico II. Attualmente insegna Storia contemporanea per la laurea triennale in lettere moderne e Storia dell’Italia contemporanea per la laurea specialistica in storica. Dal 1977 al 1982 ha fatto parte del Comitato di redazione e del Comitato scientifico della rivista ‘Quaderni storici’. E’ membro del Comitato direttivo dell’ Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali e della redazione della rivista “Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali”. Fa parte del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Storia attivato presso l’Università di Napoli Federico II e del Consiglio del Centro studi per la storia comparata delle società rurali presso la stessa Università. Le sue prime ricerche si sono svolte su tematiche di storia delle strutture economico- sociali di Napoli lungo l’età liberale, connesse alle prime leggi d’intervento pubblico e alle relative trasformazioni indotte negli assetti economici ed urbanistici, nella stratificazione e nei movimenti sociali. Un successivo filone di ricerca si è orientato su tematiche di storia della criminalità e dell’ordine pubblico tra Otto e Novecento, ed in particolare intorno alla camorra campana; ricerca tuttora in progress, condotta attraverso fonti amministrative e giudiziarie e misurando d’altra parte il case study con le categorie comparative intorno alla criminalità organizzata fruibili tra storia e altre scienze sociali. La prospettiva di storia criminale si allarga verso le istituzioni di controllo (polizia e magistratura) sull’arco cronologico 1840-1920, seguendo i processi di policing e di disciplinamento in relazione al più ampio mutamento sociale e politico. Attualmente ha in corso una disamina specifica degli indirizzi di politica criminale e penale tra lo Stato borbonico e quello unitario, anche alla luce della ricaduta sull’opinione pubblica meridionale ed italiana dei problemi di disordine sociale tipici del Mezzogiorno: da brigantaggio, camorra e mafia lungo la congiuntura di unificazione, alla vasta eco di alcuni processi penali di inizio ‘900, che ‘nazionalizzano’ la questione criminale attraverso nuovi circuiti di opinione orientati ad una ‘democrazia giudiziaria’ tipicamente radicale, che incrocia altri aspetti della democratizzazione politica. Tra altri aspetti delle tematiche della criminalità organizzata mafiosa, si è occupata della rappresentazione della mafia presente in Carlo Levi. Sui percorsi di questa importante personalità intellettuale tra Nord e Sud ha curato di recente un numero monografico della rivista “Meridiana”.
Meridiana: la Rivista di storia e scienze sociali della Casa Editrice “Viella”
Meridiana è un quadrimestrale che nasce nel 1987 come esperienza intellettuale di un gruppo di studiosi (storici, sociologi, economisti, antropologi, scienziati politici) legati tra loro da un progetto originario concentrato su una visione del Mezzogiorno come realtà plurale, che si lega a una analisi condotta attraverso linguaggi disciplinari differenti e fortemente orientata a decostruire, de-ideologizzare e criticare rappresentazioni e stereotipi culturali che si ispirano a fuorvianti e astratte uniformità. L’analisi interdisciplinare di un tema monografico è stato fin dall’inizio il tratto caratterizzate della rivista.
Nel corso degli ultimi anni, pur rimanendo i problemi dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia un aspetto centrale dei suoi interessi, Meridiana ha allargato la sua attenzione prendendo in considerazione temi come le disuguaglianze, la regolazione politica e sociale, le problematiche ambientali, le rappresentazioni sociali e le differenze territoriali anche in aree diverse dalle regioni meridionali. Meridiana è, dunque, uno strumento multidisciplinare di interpretazione dei grandi temi che animano il dibattito pubblico nazionale ed internazionale.
I suoi lettori si identificano non solo con la comunità degli studiosi, ma anche con insegnanti, studenti, funzionari pubblici, giornalisti, politici e amministratori che danno vita a una domanda di conoscenza in grado di coniugare rigore scientifico e “utilità” pubblica. Oltre agli articoli della parte monografica e ai saggi liberi, la rivista pubblica anche recensioni a libri e film, riflessioni su categorie interpretative, analisi metodologiche, interventi di critica, interviste e tavole rotonde destinati ad apposite rubriche. Tutti gli articoli sono sottoposti ad un processo anonimo di peer review che ne valuta sia l’eccellenza accademica che l’accessibilità a un pubblico più vasto.
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