“Dalla monnezza e dal letame può nascere un fiore?” La risposta di Lanzano

Caro Direttore,

non sono tra coloro che sono stati sollecitati a rispondere al tuo editoriale pubblicato su Casoriadue di Domenica scorsa, dal titolo “Dalla monnezza e dal letame può nascere un fiore”? Vorrei, però, pur non essendo stato chiamato in causa, accogliere ugualmente la tua sana  e stimolante provocazione e contribuire, con spirito costruttivo, ad alimentare un dibattito su questioni veramente importanti, che riguardano il bene della collettività.

Denunci giustamente nel tuo “infuocato” articolo lo sperpero di denaro pubblico delle amministrazioni del passato, individuando il problema dei problemi che ha ridotto la nostra Casoria a una “landa” desolata, priva di servizi, “soffocata” dal cemento, sporca, nella quale interi quartieri, in diversi anni, sono spuntati come funghi, degradati ad aree dormitorio. Le risorse pubbliche, quindi, sono servite ad ingrassare quelli che tu spesso definisci “mangioni e maneggioni”. E allora, ti chiedi e chiedi ai 4 politici che hai interpellato, “potrà mai nascere dal letame e dalla monnezza un fiore”? Io sono fermamente convinto, caro Direttore, che proprio la melma nella quale  tutti siamo sommersi deve scuotere dal torpore le forze sane della Città, vincendo la tentazione del rifugio nel privato, del fatalismo, della rassegnazione e del disimpegno. Il fiore può nascere, ma dipende da nostro proposito di preparare il terreno adatto, di innaffiare e di curare il seme piantato.

Fuor di metafora, è necessaria, a mio avviso, una politica completamente rinnovata , che richiede la capacità di agire sulla base delle esigenze sociali del territorio e non per i tornaconti personali. Soprattutto, urge che il dialogo e il confronto serio, permeati di stima vicendevole e di profondo senso civico,  portino le forze politiche ad abbattere le barriere dell’incomprensione reciproca, delle diffidenze, delle rivalità, per il bene superiore della vivibilità di Casoria. La politica nella nostra Città deve lasciarsi pervadere dal vento purificatore delle grandi idee di giustizia, di legalità, di onestà e di solidarietà per le fasce deboli della popolazione, idee alte e nobili che danno pienezza di senso all’impegno pubblico, costituendo lo sfondo entro cui acquista valore l’azione di coloro che sono chiamati a governare Casoria.

 

Il fiore, allora, spunterà dal letame se la politica, in questa terra martoriata, non è lasciata in mano ad avventurieri senza scrupoli, se il timone all’interno del Palazzo, sarà manovrato da persone competenti, che studiano le leggi, che non pensano di acquisire consensi con la concessione di favori(diritti negati), ostentando il loro “buon cuore”, ma con la capacità di usare il buon cervello a favore della comunità.  Ecco il punto: l’impegno politico va animato dallo spirito di servizio e non da quello del self-service. “Fai strada ai poveri senza farti strada”, scriveva don Milani al suo amico Fabbrini. E’ così che si alimenta il fiore del riscatto sociale; è così che esso potrà germogliare, ma è necessario che i cittadini pungolino le istituzioni, non assumano un atteggiamento passivo, deresponsabilizzante, si interessino alle problematiche cittadine con serietà e alto senso civico, al fine di contrastare la cultura dell’esonero, del chiamarsi fuori, ben motivati dall’amore sociale per la propria città e per il proprio quartiere. La speranza non ha senso, se essa non si trasforma in atti di partecipazione.

Con stima,

Antonio Lanzano

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