QUANDO L’UMORISMO E’ AL SERVIZIO DELL’EVANGELIZZAZIONE

Cesare Cesarini, l’anim…attore di Dio, a Casoria per un incontro di catechesi

 QUANDO L’UMORISMO E’ AL SERVIZIO DELL’EVANGELIZZAZIONE

 

Si autodefinisce “anim…attore”, una qualifica che si presta a varie interpretazioni. Dopo averlo visto per la prima volta, mi piace considerarlo un artista dell’anima, perché la sua “estrema evangelizzazione”,  come lui ama chiamare l’opera di catechesi che svolge in ogni parte d’Italia,  è mirata ad esaltare la bellezza interiore ed il valore inestimabile di ogni persona, resa preziosa e unica dall’amore incondizionato di Dio. E’ di Cesare Cesarini che si parla, un focolarino simpaticissimo che ha posto la sua genialità creativa al servizio del Vangelo. Venerdì 12 Novembre, nel salone della  Parrocchia S. Antonio abate in Casoria, retta dal rev. Don Marco Liardo, ha offerto a molte famiglie della  Comunità parrocchiale, un’altra delle sue originali lezioni di catechesi, utilizzando il carisma che gli è proprio: un umorismo raffinato, orientato al Bene, procedendo, dunque, controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza di personaggi noti dello spettacolo, che fanno satira spinta e pesante con il ricorso a dileggi, offese e a “doppi sensi” volgari e indecenti.

 

 

   Cesarini  osserva con uno sguardo attento e benevolo e con partecipe comprensione gli aspetti della vita, cogliendovi spunti divertenti per educare ad affrontarne gli eventi lieti e tristi con equilibrio e saggezza evangelica, senza che si sprofondi nella disperazione che deprime, né che si diventi vittime di un ottimismo ingenuo che impedisce di vedere e di risolvere i problemi. Nell’incontro con le famiglie della parrocchia S. Antonio Abate, con battute argute e spiritose e con aneddoti vari, ha offerto diversi spunti di riflessione sull’amore coniugale (citando a memoria anche versi del Cantico dei Cantici), sul senso autentico della vita, se vista in una prospettiva di fede, e sulle esigenze radicali dell’amore annunciato e testimoniato da Cristo, da praticare in ogni ambito esistenziale.

Diversi oggetti di uso quotidiano (bottiglie di varie forme e dimensioni, flaconi di profumo, vasetti, corde…) gli sono serviti per richiamare verità profonde, tra cui quella che ciascuno di noi deve agire come una lente di ingrandimento, ossia orientare un raggio dell’amore di Dio verso il cuore di chi ci è accanto per fargli percepire concretamente il calore pieno dell’amore divino. Solo attraverso i nostri gesti di carità fraterna, infatti, è possibile che gli altri sperimentino la paternità provvidente del Signore.  L’ultimo oggetto che ha mostrato è stato un pezzo di legno, simile a quello che portò Gesù sulle spalle lungo la via del calvario: “la croce” – ha augurato – “mediante la quale Dio ha  redento gli uomini, possa proiettare la luce e l’amore di Dio su tutti, quell’amore di cui il mondo è alla disperata ricerca”, ma non trova,  perché  abbagliato dai surrogati, che procurano piaceri forti, ma effimeri e che, quindi, non rendono felici.

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