Il rapporto ecomafia 2011, redatto da Legambiente, dedica un paragrafo intero alle trattative tra Michele Zagaria, il superlatitante del clan dei Casalesi e pezzi devianti dello Stato sul megaffare redditizio dello smaltimento dei rifiuti. In base all’accordo, la Camorra avrebbe offerto terreni e ditte di trasporto e lo Stato avrebbe provveduto a liberare le strade dell’immondizia, assicurando appalti e immunità alla criminalità organizzata. Le trattative sarebbero avvenute, secondo il dossier, tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004, quando il prefetto Catenacci subentrò a Bassolino, benché il primo avesse scelto funzionari di spiccate qualità morali, distintisi per il loro forte attaccamento allo Stato. Secondo la Procura di Napoli, il vero “ideatore delle ecomafie in Campania” sarebbe l’imprenditore e avvocato Cipriano Chianese, titolare della società Resit. E’ lui che, stipulando un’alleanza perniciosa con i Casalesi, si è arricchito con la spazzatura, interrando rifiuti velenosi e non.
Nel rapporto di Legambiente si legge che la Resit ha determinato la nascita e lo sviluppo dell’ecomafia casalese, rendendosi responsabile del seppellimento, specialmente tra Giugliano e Villaricca, oltre che di cumuli di scorie tossiche, anche di scarti dell’Acna di Cengio, l’industria che durante la seconda guerra mondiale ha fabbricato le armi chimiche proibite. Scioccante la rivelazione del pentito Vassallo: “ C’erano rifiuti liquidi di una certa ditta che arrivavano in cisterne speciali, anticorrosive. Quei rifiuti sversati friggevano e scioglievano anche la plastica”. Ecco alcuni stralci di dichiarazioni di Vassallo tratti dal libro “L’oro della camorra” della giornalista Rosaria Capacchione, minacciata di morte come Saviano, e, per questo, anche lei sotto scorta.
“Erano produttori del Nord Italia che si liberavano di ogni incombenza, incaricando l’Ecologia 89, società intestata a Gaetano Cercio, prestanome di mio cugino Francesco Bidognetti, che serviva per creare un intermediario, in modo da coprire le tangenti versate al nostro clan. Verso la fine degli anni Ottanta, ogni clan si era organizzato autonomamente per interrare i carichi in discariche abusive…Tutte le discariche campane hanno continuato a smaltire in modo abusivo, sfruttando autorizzazioni meramente cartolari…Una volta colmate le discariche, i rifiuti venivano interrati ovunque…Ricordo i rifiuti dell’Acna di Cengio, che furono smaltiti nella mia discarica per 6000 quintali. Ma carichi ben superiori dall’Acna furono gestiti dall’avvocato Chianese: trattava 70 o 80 autotreni al giorno. La fila di autotreni era tale che formava una fila di circa un chilometro e mezzo”. “La mappa dei veleni” – scrive Capacchione – “sarà ricostruita nel decreto di sequestro probatorio eseguito nel Luglio del 2008: otto discariche collocate tra Napoli e Caserta e nelle quali sono stati interrati rifiuti cimiteriali e ospedalieri, scorie industriali non riciclabili, amianto, ceneri provenienti dalle centrali ENEL, i detriti dell’abbattimento delle otto torri di Pinetamare… Il sito di località Schiavi, al confine tra Giugliano e Parete, da solo ha raccolto un miliardo e 370 milioni di chili di rifiuti, il 25% dei quali tossici e nocivi. Il percolato era stato impiegato per irrigare le campagne”.
Se, dunque, siamo tuttora costretti a passeggiare per le strade tra cumuli di immondizia, respirando veleni, la responsabilità non è , come sostengono taluni leghisti, da attribuire all’incapacità dei cittadini meridionali di praticare la raccolta differenziata, al loro scarso senso civico, ma al terribile, perverso e mostruoso intreccio tra criminalità organizzata, malapolitica e imprenditori degeneri. I campani, i napoletani, i casoriani al danno subiscono la beffa: oltre che essere colpiti da neoplasie maligne in percentuale assai maggiore che in altre regioni d’Italia, devono essere anche tacciati di inciviltà, di ignoranza e di inettitudine. Il modello di Vedelago, che Carfora ha intenzione di attuare a Casoria, effettivamente potrebbe costituire un valido rimedio al problema dei rifiuti in Città. E’ necessaria, però, la fattiva collaborazione dei cittadini. Le famiglie che abitano nelle zone dove si attua “il porta a porta”, hanno imparato a separare i rifiuti e a depositarli nei giorni stabiliti. Se capitano disservizi, di questi è imputabile Casoria Ambiente. Prendiamo, in tal caso, la cornetta telefonica, armiamoci di santa pazienza, prevedendo anche tempi lunghi di attesa, e facciamoci sentire!!