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Anche se era nato a Montella, abbiamo ritenuto da sempre Aurelio Fierro un vomerese doc, visto che da decenni abitava con la famiglia nel quartiere collinare di Napoli, in un bell’appartamento posto nella centralissima via Cilea. Purtroppo l’11 marzo del 2005, dieci anni fa, dopo una lunga malattia, a 81 anni, moriva uno dei personaggi che, insieme a pochi altri, ha contribuito a diffondere la canzone napoletana in Italia e all’estero, soprattutto in Giappone ma anche in Europa, in Australia ed in America.
Eppure questi uomini che tanto hanno dato a Napoli sono poi destinati, sia in vita sia dopo la morte, a non ricevere il giusto riconoscimento dalle istituzioni a tanto preposte. Al riguardo va ricordato quanto affermato da Aurelio Fierro in un’intervista rilasciata circa un anno prima della scomparsa: “Sono innamorato di Napoli, non posso farci niente. Sto bene solo qua. Eppure questa è una città ingrata, che non si rende conto dei suoi tesori. Parlo della gente, ma anche delle istituzioni. Mi sono offerto più volte d’insegnare gratuitamente la canzone napoletana ai giovani, purché mi dessero una sede. Come mi hanno risposto? , soltanto parole”. Va anche ricordato l’impegno politico di Fierro quando nel 1970 fu eletto nel consiglio comunale di Napoli, portando il proprio contributo di idee e d’esperienza. Ad una sua interpellanza si deve il passaggio dal demanio dello Stato al Comune di Napoli del teatro Mercadante, al quale di recente è stato riconosciuto lo status di teatro nazionale. Inoltre fece approvare un progetto per la destinazione della Casina dei Fiori in Villa comunale a Museo della Canzone napoletana con annesso teatrino da destinare a scopi anche turistici. La costruzione fu iniziata, ma fu poi bloccata ed infine demolita con l’arrivo del G7 a Napoli. Fierro fu anche autore di una grammatica della lingua napoletana e del libro “Fiabe e leggende napoletane“. Irrealizzato restò invece il progetto di dare alla stampe l’enciclopedia storica della canzone, in quattro volumi, che lo vide impegnato sin dagli inizi degli anni novanta. Mi auguro che i nostri pubblici amministratori, anche nel rispetto della memoria di questi eccezionali maestri, che hanno rappresentato Napoli e la sua melodia in tutto il mondo, si decidano a creare un museo che possa tramandare nei secoli la storia della musica partenopea, dando finalmente corpo alle promesse che si fanno ad ogni dipartita di un grande artista, che, purtroppo, cadano nel dimenticatoio a partire dal giorno dopo. Auspico altresì che l’amministrazione comunale voglia dedicare ad Aurelio Fierro anche una piazza o una strada importante della Città, essendo decorsi i dieci anni dal decesso previsti dalla legge n. 1188 del 23 giugno 1927.
>Gennaro Capodanno