Sognare non si può – Ragionare è indispensabile.
Il calcio propriamente tecnico, riflette la sua letteratura. Impostata su due sole direttive, una più approfondita, varia e opportuna. L’altra costruita sul solo contrasto. Bianco? No, nero! Quasi legittimo, per certi versi, l’inserimento dei non addetti ai lavori. Anni fa fu Giorgio Bocca ad intervenire. Lo spunto gli fu offerto da un saggio di Geharard Vinnai, intitolato “Il calcio come ideologia”.
Il calcio è importante? – chiese Bocca – allora discutiamone. Non aveva tutti i torti. Meno torti abbiamo noi che sollecitiamo da tanti anni la scoperta della mezza Italia rimasta fino ad oggi fuori da ogni discussione. E che, invece, potrebbe riuscire utile per variare i termini di un discorso che sta finendo con lo stancare un po’ tutti, nonostante il crescente successo di folla.
L’alternarsi naturale delle classi sociali (proletari – borghesi) vicino agli interessi che suscita il calcio, sta maturando e preparando concezioni certamente diverse da quelle tradizionali e ormai ossessive. La spinta sociale, la necessità suggeriscono termini nuovi e determinano esigenze più concrete.
Alla mano d’opera locale si aggiunge il piede d’opera locale e non per trito e demagogico campanilismo (come vogliono far credere i più beceri ed incapaci) ma per necessità. Per urgenza di provvedimenti da ricercarsi dappertutto. Ecco allora l’ossessione calcio attenuarsi e favorire dialoghi più utili e seri. Ecco chiarire i termini che propose Giorgio Bocca: gioco del calcio, affare del calcio, sottogoverno, solo così l’Italia può allargarsi, completarsi, fondersi. Poi la parabola o l’ascesa spontanea o voluta chiariranno ancora meglio. Dagli spalti caleranno sulle piste i tifosi e diverranno atleti come si richiede? Bene. Non caleranno? Il calcio si inserirà più obiettivamente, tra FCA, Unicredit, Filmauro, Suning, Elliott, Paluani, Tod’s, ecc. Restare alla ossessione difensivismo o offensivismo o Milik – Mertens o Ronaldo – Higuain o Agnelli – Elkann o Buffon- Donnarumma, me lo consentano il caro amico Pisani, e poi Alvino, Modugno, Monti e Malfitano, non può giovare. E a questo punto che quanto scrisse Giorgio Bocca tanti anni fa finisce con l’inserirsi a proposito.
Politica del dialogo, dite? D’accordo. Ma dialogo aperto a tutti quelli capaci di poter intervenire e contribuire, non dialogo tra pochi intimi.
Nutrito soltanto così, anche per colpa dei suoi dirigenti, il calcio diverrà ridicolo. Occorre qualcosa d’altro. Cerchiamo a SUD. Gli spunti ci sono.
Nel leggere il libro di Carlo Ancelotti oppure ascoltando il reportage di Federico Murro diretto da Sigfrido Ranucci oppure leggendo L’Espresso mi viene in mente la bontà del vivaio napoletano; in Parma – Frosinone ho rivisto con piacere gli ancora giovani Gigino Sepe, Raffaele Maiello e Camillo Ciano, qualche anno fa compagni di squadra sul campo dell’Audax a Casoria e mi permetto quindi, nell’occasione, di esprimere il mio pensiero che molti riterranno azzardato. Il Napoli ha altri tre talenti: tre ragazzi che potrebbero emulare Lorenzo. Bisognerà crederci e crescerseli. Sono: Roberto Insigne, Tutino e Gaetano. Inoltre mi permetto di esprimere un desiderio, cioè quello di augurare a Bifulco un intero ritiro precampionato con Carlo Ancelotti. Qualche anno fa pensai che era dello stesso livello di Orsolini. Se quest’ultimo è in A a Bologna e lui è a Terni in Lega Pro qualcosa non quadra. Il Napoli ha tre grandi portieri: Ospina, Karnezis e Meret ma alle loro spalle stanno crescendo benissimo tre giovani portieri napoletani: Contini, D’Andrea e Daniele.
Tanto per cominciare (il nostro particulare) salutiamo l’amico Cosimo Sibilia, ufficialmente nominato vicepresidente nazionale FIGC e poi chiediamoci se il Napoli potrà effettivamente vincere lo scudetto. Rispondo senza esitazioni: il bandolo della matassa lo possiede, e forse, non lo sa neppure lui, proprio Aurelio De Laurentiis. Tecnicamente invece la nostra risposta è chiarissima e l’abbiamo fornita fin dalla apertura del campionato, con questo titolo “Un Napoli leale alla pari con la Juventus”, apparso sul portale di informazione www.casoriadue.it , su www.iamnaples.it , su www.footballweb.it e nella trasmissione che mi vide ospite a Campane Tv. Poi abbiamo contribuito criticamente alla sua attuale e notevole posizione di classifica sia in campionato che nel complicatissimo girone di Champions League. E affatto sforzandoci, ma unicamente cercando di interpretare il materiale a disposizione di Ancelotti. Sarà stato un caso ma i gol del Napoli contro l’Empoli scaturiscono da schemi da noi previsti e tratteggiati quattro settimane prima.
Callejon appostato a completamento del centrocampo. Insigne, meno sottoposto a Mertens, svariante sull’ala. Il folletto belga deve giocare; scatta, salta, incorna, realizza.
Alè vecchio Napoli! Le centurie partenopee sugli spalti si eccitano.
Il tifo rotola e riscalda, perfino Hamsik! Ancelotti sta trionfando a Napoli (e speriamo che continui) come meritano i semplici che restano tali e non vanno ad impantanarsi sulle terrazze di qualche circolo nautico. I fiscalisti sono utili, ma non per trasformare un semplice, un proletario in un club –man. Gradiscono la corte….calcistica? Bene. Ma non la guastino, la rispettino. E se vogliono cavarci della facile pubblicità facciano pure. Accomodandosi al “Club di Sky” o alla “Domenica Sportiva” dietro al nostro Carlo. Ora tecnicamente e tatticamente alcune perplessità sussistono. E investono quelli già debitamente segnalati: Albiol ed anche Maksimovic per le loro avanzate a vanvera (meno male che c’è l’omone!) e Allan, magnifico difensore se difende, magnifico attaccante se attacca.
Ma Allan è inserito a centro di uno schieramento che esige da lui scrupolo difensivo e non altro: quindi si regoli. Se Hamsik regge, è Allan l’uomo campionato, non altri. E tanto per parlare chiaro, non avrei ceduto Inglese. Vedremo ancora meglio alla penultima di andata contro l’Inter. Tratteggiato il profilo tecnico, tattico, ancora da perfezionare, o meglio da disciplinare. Resta De Laurentiis, che rappresenta in realtà la società, fattore da lui stesso indicato come determinante, appunto assieme alla squadra e alla folla, per la conquista di un ipotetico scudetto. Stabilito dunque che la squadra, opportunamente perfezionata c’è, così pure come la folla, tornata calda e oceanica…. non resta che lui. Punto di congiunzione e di equilibrio dell’intera situazione. Messa a segno la stoccata data più volte al sistema come, purtroppo, Football Leaks, ha dimostrato, De Laurentiis adesso dovrà mostrare di saper governare. Saper governare significa anche saper unire. Pe n’acino e pepe perse a menesta, si dice a Napoli. L’acino di pepe esiste tuttora. Anzi con ben maggiore peso di quei caldissimi giorni. Se De Laurentiis è capace di intuire dove errò (e quindi di correggersi) negli anni scorsi (perlomeno le volte che a gennaio aveva il suo Napoli primo in classifica o nelle tristi giornate di Inter – Juventus e Fiorentina – Napoli dell’anno scorso) gli ingredienti, da lui stesso indicati, sarebbero al completo, quindi in grado di sciorinare il meglio. Se De Laurentiis, anche per altrui malignità, questo non capirà, la squadra e la folla non potranno certo sopperire alle deficienze della società e la frana seppellirà innanzitutto lui. Migliore di tutti quelli che lo hanno preceduto, De Laurentiis è di certo. Significa molto, significa niente. Significherà tutto la maniera con la quale da oggi procederà per unire un ambiente che purtroppo, anche per colpa sua, unito non è affatto. Qui è Rodi, qui ancora e sempre si salta, caro presidente.
Il mistral è una amena puttanata. La vera croce del sud è al Conocal di Ponticelli, al Parco verde di Caivano, sui quartieri, in certe straduzze della Gizzeria, nelle squallide campagne della Lucania, in riva al mare che lambisce e tormenta la Sicilia. Altro che Marrakesh! Nell’abusivismo edilizio.
De Laurentiis volle eleggersi Re. Lo sia. Dimostri di saper governare.
Nando Troise
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