NAPOLI – Sarà il coniugarsi in realtà delle profezie Maya (21 dicembre 2012 data della fine del mondo, o quanto meno di “azzeramento doloroso”) questo lo vedremo; per ora possiamo solo guardare in silenzio quanto accaduto in Giappone. Lì dove la terra trema ogni 10 minuti, come lo stomaco che brontola quando si ha fame, questa volta è stato diverso, il magnitudo avvertito è di quelli pesanti, si colloca infatti al terzultimo gradino della scala dell’americano Richter: grado 9 con una potenza di 31,6 miliardi di tonnellate, scosse così hanno la ricorrenza di 1 ogni 20 anni. La bomba atomica esplosa nell’agosto del ’45 ad Hiroshima aveva una mole di 12.500 tonnellate di TNT, praticamente un mortaletto in confronto al terremoto.
Ora come succede in questi casi nel “The Day After” inizia il macabro sfoglio della margherita; con un nodo alla gola, che anche deglutendo energicamente proprio non scende, si contano i morti (almeno 700, ma il bilancio è destinato a tingersi di rosso) e così l’Oriente sembra dietro l’angolo. L’orecchio della solidarietà cancella le longitudini e ci fa sentire le grida di terrore. Potranno avere lingua diversa, usanze e cibi diversi, ma il dolore, come l’amore, è universale.Lo stesso dolore ci ricorda che siamo solo degli inquilini su questa sfera chiamata Mondo; inquilini con parecchi fitti arretrati e così quando il padrone di casa viene e riscuote tutto in una volta il conto si presenta catastrofico.A quest’incubo potrebbe aggiungersene però un altro. Sulla testa del Samurai ferito incombe la spada di Damocle del Nucleare; al momento dall’AIEA (Agenzia Internazionale per la Sicurezza Nucleare) nessun allarme, l’esplosione di cui riferiscono i media giapponesi potrebbe essere di tipo convenzionale. Potrebbero essere esplosi, per esempio, serbatoi di gasolio, in conseguenza del sisma.Si comprende la cautela osservata dal governo giapponese per non alimentare altri allarmismi, anche se conoscendo la cultura nipponica e di quanto siano restii “nel chiedere”, la richiesta di aiuto del Ministro degli esteri alle truppe di Basi USA, la dice lunga.