Sono tornati quelli a cui piace distruggere. Napoli, sei capace di dribblarli?

Il pensiero a Dortmund è un’alibi, il Napoli ha mostrato altri problemi contro il Parma: sono mancati entusiasmo, brillantezza ed intensità

Eccoli, sono tornati, quelli a cui piace distruggere, che dicono che va tutto bene quando il Napoli vince e scatenano fulmini e saette alla prima sconfitta, alla prima difficoltà. Loro sono fatti così, cercano la notorietà, sono al loro agio nel mondo delle “ospitate televisive” in salottini sterili, ripetitivi, in cui i codici della comunicazione non si sono mai aggiornati.

Il Napoli perde contro il  e tutti si accorgono dei problemi societari, dell’acqua calda di Castelvolturno (quante volte per non distruggere “gestiamo” le notizie, caro Napoli!), che la Primavera è

ritornata al “Kennedy”, lontano dalla prima squadra (clicca qui per leggere l’esclusiva del 21 Ottobre scorso). Sono tornati i soloni, i  come li definiva un dirigente attento come Pierpaolo Marino.

 

A noi piace costruire, non distruggere; ci siamo sempre, prima squadra e settore giovanile, da , sulla notizia anche se talvolta gli ostacoli incontrati sulla strada sono molteplici. Non abbiamo bisogno del “buco della serratura”, dei rumors piccanti che arrivano dagli spogliatoi di Sant’Antimo sempre meno protetti o delle docce di Castelvolturno senza l’acqua calda per tre giorni, dei disagi degli steward, di qualche scorribanda notturna dei calciatori.

Questo portale evidenzia i profondi limiti dell’organizzazione societaria del Napoli da tempo e non si fa influenzare dal risultato o dalla posizione in classifica degli azzurri. Tutti, invece, si soffermano sul rispetto del fair play finanziario, sui traguardi sportivi. Tutto vero, sulla gestione economica il Napoli è da applausi ma non basta in un club d’alta classifica e respiro europeo nel calcio moderno.

Il Napoli è un modello “strano”; nonostante non abbia un centro sportivo di proprietà né per le giovanili né per la prima squadra, senza strutture attrezzate, e con un’organizzazione piramidale con il presidente poco presente, riesce a essere in crescita dal punto di vista calcistico ed economico.

Non sappiamo quanto tempo possa durare questa storia, ma De Laurentiis sotto quest’aspetto è bravissimo, devono ammetterlo i sapientoni di tutte le stagioni.

Il Parma passa al San Paolo e l’alibi è facile e gratuito; la testa era a Dortmund. La lettura superficiale suggerisce la giustificazione, l’analisi è molto più profonda. Contro il Parma si è vista una squadra poco brillante ed attenta alla copertura del campo, che ha concesso varie ripartenze agli emiliani, ben messi in campo da Donadoni.

La superiorità numerica a centrocampo degli avversari è prevista nel sistema di gioco di , va contrastata con la dinamicità degli esterni d’attacco. Finora Callejon, Insigne e Mertens erano riusciti in questo compito, tranne a Londra e a Torino dove era prevalsa la forza e la qualità dei variOzil, Ramsey dell’Arsenal, Pogba, Pirlo, Vidal della Juventus. Contro il Parma, la diagnosi è diversa: la squadra era così poco lucida che Parolo e compagni non hanno dovuto neanche faticare più di tanto per “anestetizzare” il Napoli. Il gol di Cassano nasce da una palla persa da Insigne e Fantantonio non è stato né fermato da Behrami o Inler né contrastato da Albiol e Britos che indietreggiavano verso la porta.

I movimenti difensivi prevedono uno che va incontro all’avversario ed un altro che scappa dietro. Anche in fase offensiva si sono visti segnali preoccupanti: gli errori di Higuain, il mancato assist diCallejon ad Insigne meglio piazzato rispetto a Pandev, pescato in fuorigioco.

E’ tutto nelle mani di Benitez, come prima toccava a Mazzarri risolvere le situazioni più complicate. A Napoli funziona così: non ci sono dirigenti autorevoli e con pieni poteri, tutto si muove nel dualismo presidente-allenatore.

L’allenatore spagnolo ha commesso qualche errore; si è fidato di Higuain a Genova prima della trasferta di Londra e di Hamsik nella sfida di sabato sera, prima della gara dell’anno a Dortmund. Un maestro come lui deve calarsi nelle insidie del campionato italiano e soprattutto di un ambiente tossico come quello napoletano; prenda piena consapevolezza quanto prima e si comporti di conseguenza.

Due mesi dopo il crollo interno con il Sassuolo, che poteva anche vincere a Fuorigrotta, è arrivato un ko simile, la stessa lezione d’umiltà: se in campo il Napoli non è brillante, non mette in mostra entusiasmo, intensità, il calcio di Benitez diventa noioso e sterile in fase offensiva e soprattutto lascia delle praterie agli avversari.

Dortmund è un bivio importante; dovesse arrivare la qualificazione agli ottavi, il mercato di Gennaio potrebbe essere più emozionante, i sapientoni perderanno la loro grinta, torneranno a lodare Benitez, De Laurentiis, il Napoli, l’organizzazione societaria.

Resteremo poi solo noi a ribadire che, a prescindere dai risultati sportivi, la Ssc Napoli resta un’eterna incompiuta tra la splendida avventura dalla C alla Champions e una realtà di livello europeo come dice di essere. Loro torneranno incollati alle loro poltrone, a gestire in base alla variabilità del termometro dei sentimenti popolari cosa dire e soprattutto cosa non dire, per poi tornare con furia quando i problemi sono sotto gli occhi di tutti, al primo ko. Il Napoli è in calo dalla partita di Firenze, ma fino alle ultime due sconfitte nessuno si permetteva di suonare i campanelli d’allarme. Sono fatti così, li conosciamo; Napoli, dribbla anche loro!

Ciro Troise

Direttore IamNaples.it

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