L’emergenza coronavirus ha un carattere primariamente sanitario, evolvendosi poi in un problema di natura economica e sociale. Nonostante tutto ciò, le aziende potrebbero cogliere grandi opportunità in questo periodo. Fin dall’inizio del Lockdown, le principali preoccupazioni hanno riguardato la tenuta e la sopravvivenza delle attività imprenditoriali con scenari apocalittici riguardo il superamento della crisi che si è presentata. L’Istat ha stimato in circa 100 miliardi al mese la perdita di fatturato nel periodo più acuto della pandemia con la sospensione dell’attività del 48% delle imprese non esportatrici ed il 65% di quelle esportatrici.
La più grande sfida è rappresentata dal modo di fare impresa sulla base delle nuove regole e normative da seguire nell’attuale Fase 3.
Il Covid-19, tuttavia, dovrebbe rappresentare un’opportunità per le aziende. Il Decreto Rilancio, emanato dal governo, ha fornito degli strumenti impensabili in assenza della situazione di grande emergenza: l’immissione di liquidità con prestiti garantiti dallo Stato o contributi a fondo perduto, la sospensione di notifiche e versamenti prorogata dal 31 maggio al 31 agosto, il ricorso alla cassa integrazione in maniera massiccia, la possibilità d’incassare l’insoluto dalla pubblica amministrazione, lo stop ai pignoramenti già avviati su pensioni e stipendi, la rottamazione Ter (dl 119/2018 e legge 145/2018), una grande riapertura dei termini di pagamento per tutti i piani decaduti del 2019 ed una proroga di quasi un anno per riorganizzare le risorse per dicembre 2020.
Si tratta di un quadro sociale di portata storica, tocca alle aziende saperlo leggere e coglierlo nella maniera giusta. Lo Stato prima o poi presenterà il conto per riequilibrare le finanze in relazione a quelli che saranno i dettami dell’Unione Europea sugli aiuti di natura comunitaria. È fondamentale considerare che il deficit stimato dal Fmi per il 2020, pari al 12,8% è un livello mai toccato nel nostro pase dagli anni che hanno preceduto la firma del “Trattato di Maastricht”. Questo potrebbe portare il nostro debito pubblico a crescere drammaticamente fino al 166,1% dall’attuale 134,8%.
La strada giusta è sfruttare quest’opportunità per rilanciarsi, migliorare la propria situazione patrimoniale, dare più solidità al proprio conto economico. Una visione miope per cui raccogliere il massimo nel presente senza pensare al futuro significherebbe rinviare la morte della propria attività. Non si è di fronte ad una crisi passeggera, ma ad un evento che rappresenta una linea di demarcazione e che genererà un riposizionamento che può stravolgere gli equilibri.
Ezio Stellato & Daniele D’Ambrosio
Founders Studio Professionale Fiorentini