Manifestazioni di studenti in varie città d’Italia e soprattutto a Roma all’esterno di Palazzo Madama, dove è in discussione la riforma universitaria, proposta dal ministro Gelmini. Ieri, durante i tali forze dell’ordine e i giovani che avevano tentato di penetrare nell’aula parlamentare diversi, fra manifestanti e poliziotti, si sono feriti. Un punto, in particolare, è fortemente contestato: per legge, ogni dieci professori che sono collocati a riposo, uno solo è assunto. La situazione, quindi, peggiorerà di anno in anno: centinaia di studenti saranno seguiti da un solo docente, con ripercussioni negative sulla qualità dell’offerta formativa e la preparazione dei giovani.
In molti atenei italiani, fino allo scorso anno si è chiesto ai ricercatori di svolgere l’attività didattica “gratuitamente”, i quali, per contratto, non dovrebbero insegnare, ma solo fare ricerca. Con la loro protesta, perciò, chiedono che il loro contratto venga rispettato. Cosa, allora, potrebbe succedere? E’ certo che, in queste condizioni, se la legge non sarà modificata, per rispettare i requisiti minimi ci sarà un consistente taglio del numero delle matricole ammesse all’università. Come può essere garantito, inoltre, il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, se aumentano sempre di più le tasse universitarie? Se lo Stato non investe sulla ricerca e sulla istruzione, c’è il fondato rischio che la nostra diventi una università d’élite.
“I lati positivi ci sono nella riforma” – ha dichiarato Vincenzo Nesi, direttore del Dipartimento di matematica dell’università La Sapienza di Roma – “, per esempio il ruolo centrale dei dipartimenti rispetto alle facoltà o il tentativo di mettere un po’ d’ordine. Ma i lati negativi sono molti di più, soprattutto perché si vuole imporre un modello unico a tutte le università non tenendo conto delle diversità. Alcune università hanno più di cento mila studenti, altre ne hanno quattro mila. Come può funzionare ed essere ottimale un solo modello organizzativo per tutti? Per lo più, se la riforma verrà approvata, per farla partire dovranno essere definiti ben 54 regolamenti, mentre stiamo ancora aspettando i regolamenti della precedente riforma Moratti. Saremo seppelliti dalla burocrazia.