C’è fermento in città sulla tematica della gestione dei beni comuni urbani. Il Comune di Casoria, il 23 giugno 2020, ha approvato un regolamento che ha sollevato non poche polemiche. Se da un lato l’amministrazione si dice soddisfatta per aver incluso nel regolamento i progetti dei percettori del Reddito di cittadinanza, a dirsi scontente sono soprattutto le associazioni del territorio e la comunità di “Terranostra”, che da cinque anni ha avviato un presidio ambientale, sperimentando forme di “autogestione dal basso” del parco di via Boccaccio. Sembra che i reali protagonisti, le persone che vivono e attraversano i beni comuni della città, non siano stati coinvolti. In una conferenza stampa indetta qualche giorno fa nel verde autogestito, è emerso che “non c’è stato nessun coinvolgimento delle parti sociali ed anche la nostra proposta di regolamento, scritta tutt* insieme e consegnata ufficialmente al Sindaco il 7 novembre scorso, è stata del tutto ignorata”.
Anche dai volantini che girano in città, si legge: “In questo regolamento, approvato velocemente e nelle stanze chiuse della prima commissione consiliare, si cita il “bene comune” ma nei fatti non viene riconosciuta l’istituzione dell’uso civico e collettivo; non si parla veramente di beni comuni ma dei classici “patti di collaborazione”, senza garanzie sulla trasparenza e sul reale coinvolgimento della popolazione”. La proposta che da cinque anni rimbalza sulle scrivanie di sindaci e commissari prefettizi, parla del diritto costituzionale della libera e autonoma iniziativa dei cittadini.
La gestione di pezzi di città, affinché si faccia davvero il bene comune, dovrebbe essere nelle mani di un’assemblea mutevole e libera di abitanti, che insieme, democraticamente e in maniera trasparente, autoregolamentino le attività e la vita degli spazi urbani.
Tra le rivendicazioni di Terranostra si legge: “Vogliamo aprire un tavolo tecnico pubblico che porti al riconoscimento dell’uso civico e collettivo dei beni comuni urbani e all’approvazione in consiglio comunale delle nostre modifiche all’attuale regolamento. Vogliamo l’assunzione della nostra Autodichiarazione di uso civico e collettivo e che il Comune fornisca lo spazio di via Boccaccio di tutti i servizi (acqua, elettricità, ritiro rifiuti, ecc.)” Il 9 luglio ’20 ci sarà un incontro con il Sindaco: staremo a vedere come andranno le cose e se ci sarà una reale apertura di quest’amministrazione verso le istanze sociali avanzate. Il parco di via Michelangelo, così come Terranostra a via Boccaccio, seppure con due storie diverse, rappresentano un patrimonio collettivo inestimabile da difendere. Riconoscere i beni comuni in città è nell’interesse delle future generazioni, per iniziare a Casoria una vera e propria stagione dei beni comuni.
Angelo Vozzella