Terranostra scrive al sindaco Raffaele Bene: “Rappresentiamo un bene comune”

Terranostra non è “occupazione senza titolo dell’ex area militare di via Boccaccio”…
Terranostra è un bene comune: è un presidio di giustizia ambientale e sociale, è la riappropriazione reale di spazi, è fulcro e volano della libera e autonoma iniziativa dei e delle cittadini, è uno strumento collettivo di emancipazione e trasformazione del presente, è un laboratorio di democrazia diretta, è il contatto con la terra, con le radici, è appartenenza, è riscoprire la convivialità e uno stile di vita comunitario e non individualista, è la libertà di vivere la propria città e non di abitarci e basta, è la possibilità di vivere invece di sopravvivere soltanto.

Terranostra è uno spazio di benessere, un presidio di salute mentale, perché famiglie, donne, giovani, soprattutto chi ha vissuto molto male questa pandemia, hanno trovato uno spazio libero, una canalizzazione per le proprie paure e ansie e vivono consapevolx che un bene comune può essere un grande luogo di cura e di condivisione.
E’ uno spazio di solidarietà, di mutuo soccorso, dove le persone trovano strumenti e sostegno per uscire dalle proprie condizioni di disagio e dalle proprie solitudini, riescono a trovare sfogo e spazi per resistere in una società che li opprime e non dà loro voce.

Chiudere Terranostra significa bloccare di punto in bianco il percorso di emancipazione e liberazione di centinaia e migliaia di persone, significa negare uno spazio sicuro alla città, spegnere un motore di crescita e sviluppo sociale e culturale, l’unico vero faro di un cambiamento reale per il nostro territorio, una speranza di un mondo accogliente, basato su relazioni non tossiche e fautore di reti solidali, scambi intergenerazionali e interraziali, economie circolari, coprogettazioni a più livelli e su più tematiche, lavoro collettivo e comunitario, cura del verde, dei luoghi, del benessere comune, che rappresentano nuovi e rivoluzionari modi di vivere attivamente il proprio quartiere, la propria città , perfino la propria vita.

Un uso civico e collettivo che ha sottratto tantissimx giovani casorianx dalle dinamiche dell’abbandono e della strada, che ha generato in questi sei anni MIGLIAIA (MIGLIAIA!) di iniziative, progetti, laboratori, concerti, eventi di ogni genere; che ha costruito, unito e sostenuto reti solidali, associazioni, comitati di lotta, gruppi d’interesse, collettivi, interessati alle più svariate tematiche e attività: dal lavoro alla danza, dall’agricoltura sociale alle spese solidali, dall’arte all’antirazzismo, dal diritto a un’infanzia felice al diritto allo studio, dall’educazione ambientale a quella sessuale, dallo sport all’alimentazione, dalla rigenerazione urbana alla lotta transfemminista, dal movimento hip- hop all’autogoverno, dalla solidarietà verso chi è più in difficoltà alla lotta contro le mafie, e davvero si potrebbe continuare per altre due pagine.
Eppure, tutte queste anime, queste realtà, hanno trovato spazio, si sono scontrate, incontrate, organizzate, e hanno creato un qualcosa che nessuno di noi riteneva possibile, hanno generato una ricchezza che, forse, la politica di vecchio stampo non potrà mai neppure avere la sensibilità di comprendere.

E se proprio dobbiamo parlare di mero valore economico e calcolabile, allora diciamo pure che: grazie a Terranostra la città ha avuto un parco pubblico aperto a costo zero per sei anni; che il Comune ha risparmiato migliaia o centinaia di migliaia di euro grazie alle ristrutturazioni e agli interventi di bonifica popolare avvenuti in questi anni; che grazie alla nostra stessa esistenza è stato più facile intercettare fondi per la città, vista la presenza di stakeholder “dal basso” così importanti quando si parla di fondi europei e progettazione.

Questa comunità ha redatto regolamenti interni e proposte di regolamento comunale, ha presentato ufficialmente una petizione per richiedere un consiglio comunale ad hoc che si terrà prossimamente, si è sempre prodigata per avere un dialogo costruttivo con tutti i sindaci e commissari prefettizi succedutesi al Comune (perché in sei anni sono cambiate cinque amministrazioni!!!), ma vuoi per tempistiche, vuoi per negligenza e scarsa volontà politica, non ha mai ricevuto risposte confortanti, ma solo indifferenza, arroganza, denunce, controlli, identificazioni, esposti in procura veicolati, due istanze di sgombero.

Ancora una volta, con la testa alta di chi sa che sta nel giusto, vogliamo che sia riconosciuto tutto questo, che siano difese, potenziate, rispettate il bene comune e la volontà popolare.

Ancora una volta, ci aspettiamo una presa di posizione concreta dalle istituzioni e con questa lettera aperta chiediamo al Sindaco e all’amministrazione:

– Di revocare immediatamente l’ordinanza di sgombero;
– Di aprire formalmente un tavolo di dialogo per trovare soluzioni;
– Di garantire una progettazione veramente trasparente e partecipata e di non procedere con imposizioni dall’alto, ad esempio rispettare il veto sul NO a nuove cementificazioni;
– Di fornire questo luogo, in virtù della sperimentazione in atto e in attesa di un presidio di progettazione partecipata in loco, dei servizi di acqua, corrente e ritiro rifiuti per garantire strumenti e dignità al percorso comune che vorremmo intraprendere;
– Di garantire, come citato in più documenti ufficiali, il protagonismo nella gestione del parco da parte dell’ampia comunità di Terranostra nelle forme più consone previste dal regolamento comunale sulla gestione condivisa dei beni comuni, attualmente in fase di sperimentazione e modifica;

NO ALLO SGOMBERO DI TERRANOSTRA, SI AL RICONOSCIMENTO DELL’USO CIVICO E COLLETTIVO.

La comunità di Terranostra

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