(dalla nostra inviata alla Camera dei Deputati)
Stefania, Mara e Sandro: sono questi i nomi delle tre “spine nel fianco” per Silvio Berlusconi. Perché Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna e Sandro Bondi, i ministri che il premier ha da sempre considerato come tre “delizie”, potrebbero trasformarsi per lui, pur se con motivazioni diverse, in altrettante croci con cui dover fare i conti.
Il presidente del Consiglio si mostra sicuro di poter far andare avanti il suo governo, la cui maggioranza, a suo dire, potrebbe essere ben più solida dei 314 voti con cui è riuscito a neutralizzare le mozioni di sfiducia del 14 dicembre. Prosegue la “campagna acquisti”, non tanto e non solo verso l’Udc ma anche verso singoli deputati che ingrosserebbero il “gruppo di responsabilità” guidato a
Montecitorio dall’ex finiano Silvano Moffa. Si punterebbe su undici parlamentari, e tra le possibili “prede” ci sarebbe anche qualche scontento dell’Italia dei Valori che potrebbe decidere di lasciare Antonio Di Pietro per compiere una scelta analoga a quella già fatta da Scilipoti e Razzi.
Ma tutto ciò non basta a far dormire sonni tranquilli a Berlusconi, costretto a dover fare i conti con le insidie che potrebbero, volontariamente o involontariamente, venirgli da tre tra le persone a lui più vicine.
Certamente non vuol creargli problemi Sandro Bondi, su cui pende alla Camera una mozione di sfiducia. Per Berlusconi Bondi è praticamente uno di famiglia; se il presidente del Consiglio farebbe di tutto per evitargli le dimissioni da ministro dei Beni culturali, a sua volta l’ex collaboratore della segreteria di Arcore accetterebbe qualsiasi mortificazione pur di non nuocere al “capo”, cui è legato da una devozione quasi religiosa. Tuttavia, pare difficile che per Bondi possa ripetersi lo stesso miracolo verificatosi per Roberto Calderoli, “salvato” da un gioco di astensioni tra Udc e Fli fatale alla sfiducia presentata a Montecitorio dall’Idv. E, secondo persone molto vicine a Berlusconi, se le cose si mettono al peggio, Bondi non ci penserebbe due volte a dimettersi da ministro prima di arrivare a un voto dagli effetti devastanti per l’intero governo.
E poi, ci sono due donne, una mora ed una bionda: Mara Carfagna (la ex velina amata da Berlusconi, e odiata però dalla di lui ex moglie e figlia) e Stefania Prestigiacomo, al fianco del premier dalla nascita di Forza Italia. Entrambe nel Pdl ci stanno davvero strette.
Carfagna qualche settimana fa minacciò le dimissioni dal governo in dissenso con la linea del partito sul decreto per il contrasto dell’emergenza rifiuti in Campania. Il ministro per le Pari opportunità assunse una linea più vicina a quella di Italo Bocchino e dei finiani che non a quella di Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl in Campania. Le dimissioni, rimaste in aria per qualche giorno, rientrarono; ma il malessere di Mara sembra essere sempre lì, pesante come un macigno sulla compattezza dei ranghi che Berlusconi ha chiesto ai membri del suo governo.
E, malgrado quello che dice Berlusconi, non sembra essersi ancora sopita l’ira di Stefania Presitigiacomo nei confronti del partito, che la ha messa in minoranza alla Camera. La bionda siracusana dalla lacrima facile (malgrado la fama di “dura” al ministero) non ha digerito che il partito le voltasse le spalle su una sua norma, annunciando le dimissioni dal gruppo del Pdl tenendosi, però, il ministero. Poco dopo, Berlusconi aveva assicurato che tutto era a posto; forse per lui ma non per lei, visto che il ministro dell’Ambiente, legata a “Forza del Sud” di Gianfranco Miccichè, in una dura intervista ha detto: “Certo, in questo Pdl mi sento sempre piu’ a disagio, denunciando nel Pdl “un’atmosfera da caccia all’untore” e rivendicando di non essere una “yes woman”. Una stoccata agli ex di An, che in Aula le avevano urlato “Dimissioni, Dimissioni”. Ma un passo indietro della bionda non dispiacerebbe anche a qualcuno in Forza Italia. “Ah, se Berlusconi si liberasse delle Veline di ieri e di oggi…”, sibila un insospettabile berlusconiano.