Omogeneità, migliore qualità dell’assistenza e delle cure grazie a un più facilitato utilizzo dei farmaci innovativi, diminuzione delle migrazioni tra le regioni, soprattutto dal Sud al Nord, riduzione delle liste d’attesa, aumento della sopravvivenza e delle guarigioni. Sono questi solo alcuni dei punti chiave alla base della creazione del progetto Periplo sulle reti oncologiche regionali. Un progetto in fase avanzata in Campania, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia e nella provincia autonoma di Trento in cui sono stati già strutturati percorsi avanzati con vantaggi, rispetto alle regioni che sono rimaste al palo, ben visibili. Dove la rete oncologica ha preso il via, i pazienti colpiti dal cancro possono accedere alle cure migliori, senza spostarsi dal proprio domicilio, con trattamenti uniformi sul territorio ed evidenti sinergie e meno sprechi di risorse per il sistema sanitario. Gli ospedali, inoltre, vengono utilizzati solo per le terapie più complesse, alleggerendo i dipartimenti e le liste d’attesa. Il comune denominatore di una rete oncologica sono i PDTA, cioè i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. Per questo un board di clinici, con un ruolo chiave nelle reti regionali già operative, attraverso il progetto Periplo Onlus, ha programmato un confronto permanente tra i PDTA e i modelli delle reti esistenti. Oggi il progetto della rete oncologica campana viene presentato ai rappresentati delle altre reti regionali nella sala Consiglio del Pascale.
“Da un anno in Campania stiamo lavorando sulla Rete Oncologica, devo dire con risultati sicuramente interessanti e, forse, non tutti prevedibili all’inizio – spiega Attilio Bianchi, direttore generale del Pascale – a partire dalla definizione di 13 PDTA che coprono il 75 per cento delle patologie tumorali, approvati con decreto regionale, affiancata da un progetto con tutti i farmacisti regionali dedicati per ottimizzare i consumi di immunoterapici. Abbiamo creato una piattaforma informatica che consente, a regime, di seguire, attraverso il ‘case manager’, tutti i pazienti in trattamento, e di garantire la presa in carico e la continuità assistenziale dai territori alle aziende di rifermento, e al rientro sui territori. Per ogni PDTA sono stati inseriti indicatori di processo in modo da poter costantemente seguire e monitorare il rispetto dei tempi e la qualità complessiva del servizio. Le risorse arriveranno sempre meno per aggiunta e sempre più per trasformazione dei nostri comportamenti. La condivisione dei processi, la loro misurazione sulla capacità di incrementare il valore degli obiettivi di salute, ci consentirà sempre più di guardare ai farmaci innovativi con serenità e senza porci soltanto problemi di cassa. Siamo convinti che la massa critica generata dalle reti, e dalle Reti delle Reti, possa utilmente entrare nel dialogo e nel confronto con le aziende produttrici”.
“La Rete oncologica campana – dice Sandro Pignata, responsabile scientifico della Rete regionale – è stata disegnata per facilitare i pazienti e le famiglie, migliorare il rapporto tra utenza e centri oncologici. Un occhio particolare alla qualità della assistenza. Lottiamo contro la frammentazione regionale e la migrazione extraregionale, nel segno delle migliori cure possibili”.
“Attraverso percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) predefiniti e team multidisciplinari di cure cui concorrono diverse figure professionali – dice Sabino De Placido, Direttore del Centro Oncologico dell’Università Federico II di Napoli – si assicura ai singoli pazienti una migliore qualità ed efficacia delle cure con farmaci innovativi ed una tempestivadisponibilità di tecnologie diagnostiche di alta complessità sempre più adeguate ai continui miglioramenti della ricerca.”.