Un tram che si chiama speranza

Il tram deragliato a marzo  non è stato rimesso sui binari. E’ stato allestito un tram nuovo di zecca. E’ un tram a quattro carrozze, con aggiunta di trailer, gestito da un consiglio di amministrazione (CdA) con sette esperti guidato dal sindaco-presidente. Il personale di bordo che ne assicura la permanenza sui binari è composto da 14 controllori. E’ il personale viaggiante. Molti di quelli che componevano il personale viaggiante del tram deragliato sono stati licenziati. L’utenza, stanca di assistere ai black out elettrici, ai continui cambi di mansioni e responsabilità aziendali con conseguenti disservizi, li ha sonoramente bocciati.

Avevano promesso nel 2008 di riattivare i percorsi tramviari dismessi, di riesumare il PIP o inventarne uno nuovo per creare occasioni di lavoro, di allestire una linea tramviaria tra Arpino e Casoria, di attrezzare e varare l’isola ecologica, di organizzare una raccolta rifiuti porta a porta per tutta la città, di portare avanti il progetto Area Fiere e Mercati ……. Hanno fallito.

 

Per tre anni si sono solo accapigliati come le popolane dei nostri vicoli che si azzuffavano afferrandosi per i capelli. “Te faccio ‘o strascino” si urlavano l’un l’altra. Spesso i litigi si scatenavano per il diritto di sciorinare i panni nella zona più assolata del cortile. La lotta per un posto al sole. Talvolta l’occasione era la proprietà di una gallina, la sparizione di un lenzuolo, di un paio di mutandoni di lana. Quelli che si annodavano alle caviglie con un laccetto.  Il novello manovratore non deve temere imboscate come il precedente. L’utenza ha scelto con cura il personale  viaggiante. Nessuno staccherà il trolley.

Tra i 14 della maggioranza non risultano “saltafossi” di professione o aspiranti a un posto al sole. Ad ogni modo, “chi ben comincia è a metà dell’opra”. Infatti, oggi, 22 giugno, mi giunge notizia di un comunicato stampa a firma di Casillo e Carfora con il divieto di esporre la merce all’esterno dei negozi. E’ una vecchia piaga che affligge non solo Casoria ma molte altre città meridionali. Sono stati diversi i tentativi di dissuadere fruttivendoli e commercianti vari di considerare marciapiedi e strada come il prolungamento del proprio esercizio. Una delle prime ordinanze a riguardo la produsse l’assessore al commercio Pasquale Bianco e dopo anni ci fu quella di Celeste Manfredi. Durarono l’espace d’un matin. Altre nacquero come aborti e giunsero alla luce già morte. Io stesso con diversi articoli mi sono occupato di questo sconcio da suk orientale ( 2006 e 2010).

Ma l’escamotage per aggirare il divieto sta nel comma 2 e segg. dell’art. 28 del Regolamento di Polizia Urbana. In esso si legge che “… i generi alimentari non confezionati non possono essere esposti ad altezza inferiore ad un metro dal suolo ( per evitare che fango, polveri e piscio di cani li irrorino?) e che le strutture utilizzate devono essere preventivamente approvate dai competenti uffici comunali … L’occupazione non può estendersi oltre 70 cm dal filo del fabbricato ….”.”Quindi i commercianti possono esporre su suolo pubblico alle condizioni sovraesposte. Non è specificata l’altezza e la lunghezza della struttura espositiva né che è proibito utilizzare furgoni e camioncini in sosta all’esterno dei negozi come siti sussidiari del negozio. Ve li immaginate i vigili di Casoria che circolano con fischietto, pistola e metro mentre misurano distanza dal filo del muro ed altezza della struttura espositiva? In conclusione occorre cambiare l’art. 28 del regolamento suddetto e sostituirlo con: “E’ fatto divieto assoluto di esporre merci oltre la soglia del proprio negozio”. Comma unico.  Dobbiamo crederci! Siamo all’ultima spiaggia. In attesa dell’ordinanza sui cani auguro alla nuova giunta “buon lavoro”.

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