“Quanto sta accadendo sul fronte universitario, tra assunzione di nuovi statuti, valutazione della didattica, indici bibliometrici, valutazione paritaria della ricerca scientifica all’interno dello stesso settore di ricerca, decreti attuativi della Riforma Gelmini e proposta di abolizione del valore legale del titolo di studio, dovrebbe far riflettere seriamente sul fatto che si sta portando l’università pubblica italiana alla deriva”. Ad affermarlo, in una nota congiunta, sono l’on. Nello Formisano (Idv), segretario regionale campano dell´Italia dei Valori e Maria Lippiello (Idv), responsabile regionale campana del dipartimento “Università e Ricerca Scientifica” dell’Italia dei Valori. “Di fronte a tale situazione -aggiungono gli esponenti Idv – quello
che in questo momento si può fare è evitare che il fronte di opposizione alla legge 240 del 2010 e alla riorganizzazione in atto del sistema universitario diventi un’opposizione di tipo locale e non riguardare in modo unitario gli atenei italiani da Nord a Sud”. “Avere posizioni diverse significherebbe mostrare un diverso grado di attenzione da parte degli atenei italiani verso il problema università e comporterebbe, quindi, un’esaltazione delle differenze tra le componenti del mondo accademico con conseguente formazione di atenei di serie A e di serie B, nella migliore delle ipotesi”, si legge ancora nella nota. “Sapere e conoscenza sono beni comuni e devono rappresentare priorità comuni nel mondo accademico. In tal senso crediamo che il momento di confronto trasversale, proposto dal movimento ‘Università bene comune’, sia condivisibile ed auspicabile, al fine di tracciare linee guida e magari proposte condivise e partecipate da tutti docenti e non docenti, precari e studenti di tutto il mondo accademico che vanno giusto nella direzione opposta a quelle che oggi si palesano ai nostri occhi. Bisogna partire da qui per evitare che l´università italiana raggiunga un punto di non ritorno”, sottolineano gli esponenti Idv. “Il prossimo 24 marzo anche la Campania sarà presente a Bologna alla mobilitazione ‘per l´Università bene comune’: l’università del domani non è quella delineata dalla Riforma Gelmini ed avallata da una piccola e ristretta cerchia di baroni universitari”, conclude la nota.